UniTrento al Festival della famiglia
Un incontro dedicato alle “misure” della qualità della vita oggi a Palazzo Prodi. Si è parlato di impatto delle politiche pubbliche provinciali e di qualità degli indicatori, ma anche della situazione delle famiglie e delle madri in Trentino alle prese con la pandemia
Anche l’Università partecipa al Festival della famiglia, in corso in questi giorni a Trento, con un approfondimento sulle metodologie per la misurazione delle politiche pubbliche. Focus dell’incontro che si è svolto questo pomeriggio a Palazzo Prodi è stata, in particolare, l’analisi degli indicatori relativi alla qualità della vita: strumenti fondamentali che aiutano chi prende le decisioni pubbliche a confermare o rettificare i processi in corso e le politiche a sostegno dello sviluppo e della crescita.
«Questa decima edizione del Festival – ha commentato il rettore Flavio Deflorian in un messaggio fatto pervenire per l’apertura dei lavori – offre una opportunità unica di riflessione sull’impatto che le decisioni pubbliche, prese e da prendere nell’attuale contesto pandemico, possono avere sui territori ma soprattutto sulla persona, di cui la famiglia rappresenta il primo essenziale nucleo sociale. Ricercare gli strumenti di decisione in grado di orientare le istituzioni, valutare e misurare l’impatto di tali decisioni richiede un lavoro molto complesso a cui l’Università presta volentieri il suo contributo. L’auspicio è che la decisione pubblica possa sempre misurarsi con i risultati di un dibattito scientifico aperto per il bene del territorio e delle sue comunità».
L’incontro si è aperto con gli interventi dell’assessore allo sviluppo economico, ricerca e lavoro, Achille Spinelli e del dirigente generale, Dipartimento Istruzione e Cultura della Provincia autonoma di Trento, Roberto Ceccato. «La pandemia ha prodotto pesanti modificazioni su aspetti centrali dell’esistenza umana – ha commentato Spinelli –, ma nel contempo ha reso maggiormente attrattivi i territori che offrono servizi a sostegno della qualità della vita di cittadini e famiglie, ovvero tutto ciò che il territorio offre in termini di infrastrutture, buona amministrazione, istruzione, welfare, sicurezza, qualità ambientale, offerta culturale e opportunità per le persone. La pandemia ci insegna che, accanto ai fattori economici, l’indicatore “qualità della vita” rappresenta una componente importante dell’attrattività di un territorio perché vi richiama individui, famiglie e imprese generando in esso capitale per lo sviluppo. Serve più attenzione alle fragilità all’interno della collettività per impostare politiche di aiuto di qualità. Come Provincia autonoma di Trento consideriamo questi indicatori anche come leve per stimolare una competizione virtuosa tra territori con l’obiettivo di garantire una sempre maggior qualità della vita».
«Il Festival della famiglia 2021 - ha aggiunto Ceccato - intende discutere sia delle misure adottate e da adottare per garantire la sostenibilità sociale, economica e soprattutto demografica nel periodo post covid-19, sia attivare un confronto con organismi esperti di misurazioni per dibattere sugli impatti prodotti dalle azioni messe in campo. Vuole promuovere un confronto scientifico con le principali organizzazioni che si occupano di analisi dei dati, di produzione di report e di valutazioni, per colmare la scarsa attitudine esistente nel nostro paese alla misurazione delle performance e all'utilizzo di queste informazioni per la costruzione di decisioni più consapevoli».
La riflessione è quindi partita dall’analisi di impatto del “Libro bianco su famiglia e natalità” del 2009, documento che si è concretizzato con l’adozione di una serie di provvedimenti normativi di valorizzazione e di sostegno delle diverse funzioni che la famiglia assolve nella società, con l’istituzione di un’Agenzia per la famiglia e la natalità e con la creazione e il mantenimento di una rete territoriale di attori e servizi per la famiglia. «Valutare e misurare la qualità della vita in un territorio implica osservarne aspetti sociali, demografici, culturali e istituzionali» ha commentato Mariangela Franch, ordinaria di Economia e gestione delle imprese in UniTrento. «Il Libro Bianco è un testo in continua evoluzione che ha influenzato trasversalmente anche altre politiche non direttamente collegabili alla famiglia, agendo come propulsore di un sistema strutturale delle politiche integrate». Poi una riflessione sull’Agenzia provinciale per la famiglia, istituita nel 2011 con funzione di raccordo delle politiche sul benessere familiare, che ha coinvolto 98 comuni (420mila abitanti) e oltre 300 organizzazioni in azioni di family Audit, ha portato alla creazione di 20 distretti famiglia e ha prodotto oltre 250 pubblicazioni.
Dall’analisi dei dati degli ultimi anni un possibile bilancio: «I provvedimenti a sostegno del reddito familiare e i servizi alla famiglia, unitamente a altre politiche come quelle messe in campo dall’Agenzia del lavoro hanno favorito l’occupazione di donne con figli in età prescolare – ha spiegato Franch. Questo effetto però non si è tradotto in un maggiore reddito medio familiare che rimane più elevato in Alto Adige anche per effetto di un migliore rapporto tra la retribuzione media femminile e maschile. Le normative e le misure contenute nel Libro Bianco restituiscono una situazione più favorevole e in rafforzamento in Trentino rispetto agli altri territori e alla media nazionale, anche per quanto riguarda il mantenimento di quella coesione sociale che contraddistingue positivamente il contesto trentino rispetto al Nord Est».
L’attenzione si è poi spostata sulle conseguenze della pandemia nelle famiglie con l’intervento di Antonella Inverno, responsabile Politiche Infanzia e Adolescenza ITA-EU di Save the Children ONG, che ha illustrato i risultati del sesto rapporto “Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021”. Il Rapporto fotografa una situazione particolarmente critica per le madri. «Nel 2020, durante la pandemia, sono evaporati in totale 456 mila posti di lavoro con un calo del 2% rispetto all’anno prima. Una flessione che l’Istat definisce “senza precedenti”», ha spiegato Inverno. «Ad essere più colpite sono le donne: per loro il calo è di 249 mila unità (- 2,5%) rispetto ai 207 mila uomini (- 1,5%). Tra coloro che hanno perso il lavoro, oltre 4 su 10 (il 43,6%, pari a 199 mila) sono genitori di figli minorenni».
La sociologa e prorettrice alle politiche di Equità e diversità di UniTrento, Barbara Poggio, ha poi presentato i primi esiti di uno studio portato avanti da un team di ricerca del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Ateneo trentino. L’analisi ha portato alla costruzione di un indice sintetico per monitorare i miglioramenti nel tempo legati al processo di certificazione Family Audit con alcune proposte concrete per rendere lo strumento ancora più preciso. Un passo avanti che potrebbe rappresentare un riferimento anche per la più ampia riflessione oggi in corso sulla certificazione di pari opportunità di genere nelle aziende.
Ma perché è importante e quali rischi comporta la misurazione dell’impatto sociale nelle organizzazioni? Su questo interrogativo si è concentrato l’intervento di Riccardo Bodini, direttore European Research Institute on Cooperative and Social Enterprises di EURICSE, che ha anche analizzato come si sta evolvendo il rapporto tra economia sociale e enti pubblici, soprattutto nell’ambito dei servizi di welfare, che sono quelli di particolare interesse per le famiglie. Bodini ha messo in luce le difficoltà legate alla carenza di dati sul mondo dell’economia sociale dovuta a vari fattori, tra cui la minor strutturazione formale delle organizzazioni, le modalità di raccolta dati degli istituti di statistica e una generale ancora scarsa attenzione al fenomeno. Nel disegno di politiche adeguate – ha indicato Bodini – è quindi importante proseguire anche sulla strada della ricerca, dello sviluppo di competenze specifiche e nella regolamentazione del settore.
Un ultimo sguardo è stato dedicato al Rapporto sulla "Qualità della vita: bambini, giovani e anziani" delle province italiane deI Sole 24 Ore, di cui ha parlato la giornalista Michela Finizio: «Spesso i dati e le statistiche possono fare “notizia”. Misurare la qualità della vita in base all’età della popolazione è l’obiettivo delle tre classifiche provinciali pubblicate a giugno 2021 dal quotidiano. Si tratta di un primo tentativo per raccontare attraverso i numeri come i divari territoriali nel nostro Paese siano sempre più spesso anche generazionali. Ne emergono tre classifiche, ciascuna basata su dodici indicatori provinciali, che diventano “un’espediente narrativo” per raccontare i differenti livelli di welfare e di servizi presenti sul territorio. Trento, in questo senso, si attesta come città ideale per il benessere degli anziani».