Rovereto
7 Ottobre 2023

L’Università a Rovereto compie vent’anni

Tra ieri e oggi, una fotografia del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive nell’evento organizzato per ripercorrere la genesi e l’evoluzione della presenza universitaria a Rovereto. Nelle testimonianze di chi c’era e di chi si è laureato la storia di un successo costruito su innovazione, interdisciplinarietà e collaborazione.

L’intervento del divulgatore Massimo Polidoro, la mostra fotografica sulla storia del Dipartimento e un concerto per chiudere il pomeriggio di iniziative fra l’Auditorium Melotti e Palazzo Piomarta

Oltre 1200 studenti e studentesse, 41 fra docenti, ricercatori e ricercatrici per 5 corsi di studio, 3 master e un corso di dottorato. I numeri del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive restituiscono oggi la fotografia di una struttura consolidata e in crescita, con una solida impostazione interdisciplinare che attira studenti da fuori regione per frequentare l’università a Rovereto. Vent’anni fa, di questo successo, non c’erano che ottime premesse. Il 30 settembre del 2003 veniva inaugurato il Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione, primo nucleo universitario a Rovereto e inizialmente struttura di ricerca. Nel tempo si è aggiunta la didattica, si è ampliata l’offerta formativa, si è arricchita in più direzioni la linea di ricerca. Lo hanno ricordato oggi pomeriggio all’Auditorium Melotti le tante testimonianze raccolte per ripercorrere insieme i primi vent’anni del Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive e, di fatto, dell’Università di Trento a Rovereto.
Un pomeriggio che si è aperto con i saluti delle istituzioni. «Con la cerimonia di oggi si celebrano i vent’anni dalla nascita del polo di Rovereto rettore – ha commentato Flavio Deflorian. È una festa che giustamente ricordiamo in due: noi come Ateneo e Rovereto, la città che ha accolto l’Università, lasciandosi contaminare da nuovi saperi, risorse e persone. L’Università, infatti, è da sempre un agente di cambiamento e innovazione nelle collettività che la ospitano. Con Rovereto, città di grandi tradizioni culturali, musicali e artistiche, il Dipartimento ha sempre avuto un dialogo molto proficuo: lo dimostrano progetti, cicli di incontri aperti alla cittadinanza, collaborazioni, attività di consulenza. E questo evento aperto al pubblico ne è una prova. Non un ritrovo di accademici, ma un un’occasione per parlare alle persone degli aspetti più affascinanti delle materie che qui si studiano e insegnano. E la mente umana non finirà mai di suscitare curiosità e interesse».
«L’Università ha continuato a investire su Rovereto, consolidando la sua presenza e marcando sempre quella novità che fin dall’inizio ha caratterizzato la scommessa su questa città. Nel 2007 il polo si è ampliato con la nascita del Centro interdipartimentale mente e cervello (Cimec), la principale unità di ricerca italiana nell’ambito delle Neuroscienze cognitive. E per il futuro nuovi progetti ci sono all’orizzonte: la laurea triennale in Scienze motorie, sport e benessere, in fase di istituzione per l’anno accademico 2024-2025. L’apertura di una scuola di specializzazione in psicologia, l’ultimo passo che manca per completare la formazione in ambito psicoterapeutico».
«Già allora il progetto che stava alla base di questo dipartimento era innovativo e coraggioso» ha aggiunto il direttore Jeroen Vaes. «Non solo perché si trattava del primo dipartimento dell’Università di Trento a Rovereto ma anche perché si occupava di un progetto scientifico nuovo e ambizioso: lo studio della mente e del suo funzionamento, i suoi processi e i suoi prodotti. Un'impresa che è allo stesso tempo una grande sfida e un compito arduo. Perché non abbiamo accesso diretto al soggetto e all’oggetto che stiamo studiando: possiamo solo misurarlo indirettamente utilizzando un’ampia gamma di metodi semplici o invece ipertecnologici per dare un’occhiata a ciò che le persone pensano, elaborano e a cosa guida il loro comportamento. Ma quando mettiamo insieme i risultati di questi varie tecniche di misurazione e integriamo le prospettive delle diverse discipline che compongono le scienze cognitive - psicologia sperimentale e applicata, neuroscienze, pedagogia, filosofia, sociologia, studi culturali e tecnologie cognitive – diventa possibile conoscere la mente umana in un modo più completo e accurato. L’integrazione di queste diverse prospettive è da sempre stata la sfida di questo dipartimento».
Oggi la ricerca è infatti uno dei punti di forza del dipartimento, come è stato ricordato durante la riflessione. L’ultimo riconoscimento è quello conferito dalla VQR (Valutazione Qualità della Ricerca), il sistema di valutazione del ministero, che ha inserito la struttura fra i dipartimenti di eccellenza italiani già dal periodo 2018 – 2022 e ora nella seconda valutazione fino al 2027. Tra le attività che coinvolgono il Dipartimento menzionate anche quelle culturali, divulgative e di servizio fortemente legate al territorio. Come le attività di valutazione, diagnosi e di intervento per bambini con disturbi del neuro-sviluppo e dell’apprendimento oltre al servizio di consulenza psicologica per gli studenti e le studentesse dell’Ateneo. Il Dipartimento oggi monitora il benessere lavorativo, l’equità e l’efficacia organizzativa in diversi contesti lavorativi.
A raccontare invece la genesi della Facoltà hanno contribuito invece due testimoni di allora – Remo Job e Donata Loss – che hanno ripercorso gli snodi, i passaggi cruciali, i traguardi raggiunti, non senza difficoltà ma con grande tenacia. «L’idea più innovativa e attraente – ricordano – fu quella di pensare alla formazione in un’ottica completamente nuova per l’epoca. Se negli altri atenei si pensava ancora alla formazione dal punto di vista del “come si insegna”, Rovereto sarebbe diventato invece il centro di ricerca, sperimentazione e didattica del “come si apprende”. L’idea che avrebbe permesso di riaprire l’impianto tradizionale della formazione in tutti i campi e per tutte le professioni fu condivisa allora con convinzione non solo dall’Ateneo, ma anche da amministratori pubblici locali e provinciali, accademia, industria, fondazioni bancarie. Ma l’idea andava “testata”, per verificarne l’efficacia e lo si fece affidando le cure del neonato Laboratorio di Scienze cognitive allo scienziato Valentino Braitenberg. Sotto la sua guida e quella dei suoi successori, Rovereto divenne il centro della formazione e della conoscenza dei meccanismi del cervello e dell’attività della mente. Una presenza di cui oggi tutta la città di Rovereto è orgogliosa».
A raccontare invece di cosa ha lasciato l’esperienza degli anni universitari a Rovereto sono state le testimonianze di alcune persone che si sono laureate nell’allora Facoltà e che oggi ricoprono incarichi professionali di rilievo. Ne hanno parlato Elisa Bortolamedi, ricercatrice alla Fondazione Franco Demarchi di Trento, Raffaele Ettrapini, coordinatore della Cooperativa Sociale Dal Barba di Villa Lagarina, Erik Gadotti, dirigente scolastico all'Istituto Artigianelli di Trento e Fabio Fasoli, professore all’Università di Surrey (Regno Unito).
Le attività per festeggiare il ventennale del Dipartimento sono proseguite con l’intervento di Massimo Polidoro, giornalista, scrittore e divulgatore che ha parlato di “Divinità, stelle e… agnelli vegetali. La lunga strada di Homo sapiens per dare un senso alla realtà”, una storia intrigante sulla mente umana e come ci porta a credere anche l’incredibile. In seguito, a Palazzo Piomarta, sede del Dipartimento è stata allestita una mostra fotografica che ripercorrere i momenti più significativi di questi primi vent’anni della Facoltà e poi del Dipartimento. Infine il concerto della Rock Spectrum Experience band, condotta da Stefano Cainelli, un gruppo musicale e uno degli spinoff delle tante attività del dipartimento, in particolare del laboratorio di inclusione sociale "Mente Locale" attivo nell’ambito del Laboratorio di Osservazione Diagnosi e Formazione (ODFLab) del Dipartimento.

(a.s.)