Trento
16 Gennaio 2017

La vita nei campi profughi

È online la trentatreesima puntata del calendario digitale. Al centro c'è la vicenda dei profughi trentini e giuliani costretti dalle autorità militari austro-ungariche ad abbandonare le loro case e tutti i loro averi al momento dell’entrata in guerra dell’Italia, nel maggio-giugno 1915

In questa puntata Francesco Frizzera si sofferma sulle condizioni di vita nei campi profughi, le cosiddette “città di legno”. In queste strutture organizzate per l’occasione furono rinchiuse decine di migliaia di profughi civili, provenienti dalle aree di confine dell’impero. Fra di essi migliaia di trentini e di giuliani, italofoni sudditi di Francesco Giuseppe. Le autorità militari non si fidavano di loro e, al momento dello scoppio della guerra, li espulsero.
L’infografica e la galleria fotografica sono dedicate al medesimo tema. In particolare, l’infografica si sofferma sulle condizioni alimentari, che andarono peggiorando con il passare del tempo. Nel primo anno di reclusione la mortalità nei campi era stata altissima, soprattutto fra anziani e bambini. Dall’inverno 1916/17 si aggiunse la carenza di cibo, conseguenza del peggioramento delle condizioni generali di alimentazione nell’impero.
La tavola richiama una vicenda verificatasi nel gennaio 1917: un telegramma cifrato inviato all’ambasciatore tedesco in Messico dal governo di Berlino proponeva un accordo bilaterale in caso di entrata in guerra del Messico contro gli Stati Uniti. Decifrato dai servizi britannici e reso noto dalla stampa anglo-americana, il telegramma favorì la decisione del governo statunitense, con a capo il presidente Wilson, di entrare in guerra contro la Germania. L’equilibrio di forze si sarebbe così definitivamente spostato a favore dell’Intesa.
(e.b.)
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