Trento
11 Novembre 2023

Il puzzle genetico della vita

Al Dipartimento Cibio dell’Università di Trento inaugurata la mostra per i 70 anni dalla scoperta del DNA. Le illustrazioni del fumettista Fulber raccontano il fascino della molecola della vita e il futuro della ricerca. Dalla biologia molecolare nuove prospettive per le malattie genetiche

Settant’anni e non dimostrarli. Nel 1953 la scoperta della famosa struttura a doppia elica grazie alla prima fotografia a raggi X della molecola della vita. L’immagine fu scattata nel laboratorio di Rosalind Franklin al King's College di Londra. Da allora la storia della biologia è cambiata per sempre. La conoscenza del patrimonio genetico ha aperto nuove strade alla medicina, sempre più personalizzata e di precisione. Ha offerto nuovi strumenti per contrastare le malattie rare e per curare patologie che possono rivelarsi aggressive. Questa mattina al Dipartimento di Biologia Cellulare, Computazionale e Integrata – Cibio l’iniziativa per celebrare questo anniversario importante. Una tavola rotonda con esperti, ricercatori e ricercatrici, per ripercorrere i passaggi salienti della scoperta e raccontare scenari e prospettive future della ricerca. Poi l’inaugurazione di una mostra con le opere di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che per l’occasione ha disegnato tavole illustrate dedicate al DNA.

Tante le persone che hanno deciso di trascorrere qualche ora di questo sabato mattina nelle aule e nei laboratori di Povo, per conoscere più da vicino il DNA e incontrare chi lo studia. Come è nata l’idea di questo evento lo spiega Marta Biagioli, docente al Dipartimento Cibio.

«La scoperta della struttura del DNA, il codice della vita, rappresenta una pietra miliare nella Biologia. Questa molecola che racchiude le informazioni per il corretto funzionamento di ogni organismo vivente, batteri, animali e piante, costituisce il fondamento dell’attuale ricerca biomedica. Vista la sua cruciale rilevanza per ogni ambito dei nostri studi, abbiamo pensato di celebrare questo anniversario con una mostra che potesse essere un'occasione di incontro e comunicazione con i cittadini, un momento per parlare di scienza e ricerca, in un linguaggio semplice».  

Prezioso, in questo, il contributo di Fulvio Bernardini, in arte Fulber, che fornisce una lettura diversa della storia del DNA, utilizzando il fumetto e i suoi personaggi Gary e Spike per raccontare, in modo facile e immediato, le tappe salienti della storia.

«Per Rosalind Franklin il DNA era lo strumento definitivo per esplorare l’identità umana. Forse proprio per questo, la corsa all’identificazione della struttura del DNA è stata una delle competizioni scientifiche più avvincenti e per certi aspetti frustranti nella storia della biologia», ha sottolineato Paolo Macchi, direttore del Dipartimento Cibio soffermandosi su alcuni aspetti della storia di questa rivelazione storica. «Vari laboratori erano in gara per arrivare primi, vista l’importanza della posta in gioco, capire cioè come il DNA è strutturato e come l’informazione genetica, che rende ogni individuo unico pur appartenendo alla stessa specie, viene trasferita da una cellula all’altra, da una generazione all’altra. La corsa, come ogni competizione, ha messo in luce gli aspetti migliori ma anche le debolezze, le invidie e le rivalità dei partecipanti coinvolti. Al di là dei riconoscimenti elargiti ai vincitori, tuttavia, questa scoperta è stata una conquista intellettuale e scientifica che è andata a beneficio di tutta l’umanità. Una rivoluzione che ha segnato l’inizio di una nuova disciplina, la biologia molecolare, che ha contribuito allo studio molecolare delle cause delle malattie, aprendo nuovi orizzonti per le terapie».

Ma il DNA non si trova soltanto nelle cellule umane. È il materiale genetico di ogni cellula vivente, degli organismi animali e vegetali ma anche delle cellule più “semplici” come i batteri. Questi microrganismi sono anche in grado di scambiarsi il loro DNA. Gli scambi, insieme alle mutazioni, contribuiscono alla loro evoluzione e alla determinazione del loro comportamento nei confronti di altri esseri viventi. Di questo ha parlato Orietta Massidda, docente del Dipartimento Cibio, spiegando come le modificazioni del DNA dei batteri hanno un impatto importante sulla salute umana. L’antibiotico-resistenza ne è un esempio.

Alberto Inga, anche lui docente del Dipartimento Cibio, nel suo intervento si è concentrato su decodifica del DNA, mutazioni genetiche, editing genomico e ultime novità nel campo della genetica molecolare. Ad esempio il sistema Crispr/Cas9, che sta rivoluzionando la medicina moderna, aprendo possibilità senza precedenti per la correzione di sequenze di DNA “difettose” e il trattamento di malattie genetiche.

A proposito di studio delle malattie genetiche ed ereditarie, a Trento – è stato detto – esiste un sistema di ricerca integrata che vede diversi attori collaborare, ciascuno con le proprie competenze e professionalità: il Centro Interdipartimentale di Scienze Mediche – CISMed e il Dipartimento di Biologia cellulare, computazionale e integrata - Cibio dell’Università di Trento, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, le associazioni dei pazienti.

Nel corso della mattinata i ricercatori e le ricercatrici del Dipartimento Cibio hanno coinvolto in laboratori scientifici le persone presenti, soprattutto i più piccoli. I partecipanti hanno potuto prelevare un campione di cellule dalla bocca e vederle al microscopio, scoprire il colore del proprio DNA e costruire una doppia elica con caramelle gommose. Sono state organizzate anche visite guidate ai laboratori del Dipartimento.

Al termine della tavola rotonda è stata inaugurata la mostra espositiva di Fulber.

(p.s.)

La mostra

L’artista Fulvio Bernardini, in arte Fulber, ha realizzato per l’occasione due tavole a fumetti e quattro pannelli illustrati, che con il linguaggio colorato della pop art illustrano la complessità della struttura del DNA, le informazioni che esso custodisce, le prospettive future degli studi sulla genetica. Un lavoro nato nove mesi fa, fatto di incontri e confronti continui, bozzetti e correzioni di cartamodelli perché tutto fosse corretto e preciso. «Sintetizzare contenuti così complessi è stata una sfida per me», ha spiegato l’artista. «Attraverso i disegni tento di spiegare alla gente comune concetti molto complicati che sono alla base della vita di ciascuno di noi». Fulber nel suo lavoro ha voluto riscattare Rosalind Franklin, figura centrale come detto nella scoperta del DNA ma che purtroppo non ha avuto alcun riconoscimento per questa rivelazione. «Il suo destino mi ha appassionato. Utilizzando il linguaggio illustrato sono riuscito ad accelerare le azioni e a condensare la scorrettezza che i colleghi James Watson e Francis Crick le fecero nel 1953». L’autrice della famosa Foto 51 che chiarì per la prima volta la struttura del DNA fu scattata da Franklin, ma Watson e Crick se ne appropriarono.

I pannelli artistici riportano volti e nomi dei protagonisti della scoperta, riproducono l’interno intricato della molecola della vita, raffigurano le informazioni genetiche degli esseri viventi e vegetali come tasselli di un puzzle e raccontano l’impegno di ricercatori e ricercatrici per ripararne gli errori.

Le opere rimarranno allestite nell’atrio della sede del Dipartimento Cibio (Polo Ferrari 2 - Via Sommarive 9, Povo) fino al 31 dicembre 2023.