Trento
19 Febbraio 2019

UniTrento in prima linea per la libertà accademica

Il rettore Collini ha sottoscritto oggi a Padova la nascita della sezione italiana della rete internazionale Scholars at Risk

L’Ateneo trentino, infatti, è promotore, assieme all’Università di Padova, del fronte comune per sostenere chi non ha più la possibilità di fare ricerca e insegnare nel proprio paese, a causa di minacce, intimidazioni, arresti e violazioni dei diritti fondamentali

Una firma per i diritti fondamentali e la libertà accademica. L’ha messa oggi il rettore dell’Università di Trento, Paolo Collini, assieme al rettore dell’Università di Padova, Rosario Rizzuto, per sancire la nascita della sezione italiana della rete internazionale Scholars at Risk (Sar).
Gli atenei di Trento e Padova, infatti, sono promotori dell’iniziativa che intende rispondere agli attacchi sempre più frequenti alle libertà di pensiero, espressione e ricerca di molteplici studiosi e studiose nel mondo. Da dieci anni è attiva la rete internazionale. E ora anche le università italiane hanno deciso di fare fronte comune per sostenere chi non ha più la possibilità di fare ricerca e insegnare nel proprio paese, a causa di minacce, intimidazioni, arresti e violazioni dei diritti fondamentali.
«La libertà della persona, la libertà dello studio, la libertà di parola sono valori irrinunciabili per la nostra università» ha detto Rosario Rizzuto.
«E l’università è parte importante della società e quindi oggi non potevano non essere qui ad affermare la libertà accademica nel mondo.
Abbiamo firmato in una sala, l’aula Nievo, in cui sono rappresentate attraverso gli stemmi tutte le nationes che a Padova hanno trovato accoglienza. Qui, dopo il Concilio di Trento, hanno potuto studiare e laurearsi gli universitari di tutte le religioni. Se uno studioso chiede di poter venire a Padova per continuare la sua ricerca, perché si trova in una situazione di difficoltà, noi lo accogliamo come nei secoli abbiamo fatto con Galileo Galilei e i medici della grande scuola anatomica».
«Difendere la libertà di pensiero e ricerca fa parte del ruolo di una università» gli ha fatto eco Paolo Collini. «Dobbiamo essere voci libere che portano il pensiero della scienza all’interno della società. Poter aiutare dei colleghi, membri della società accademica internazionale, ad affrontare una difficoltà che deriva dall’aver esercitato un loro diritto naturale è per noi una cosa importante e imprescindibile. Con Padova ci siamo fatti promotori della rete Sar sperando di poter coinvolgere, come già sta accadendo, molte altri atenei italiani, così da fare dell’Italia un paese ospitale per le persone che si trovano a rischio e non possono esercitare libertà di pensiero e di ricerca».
La rete di Sar Italia al momento comprende quattordici partner: l’Università di Padova e l’Università di Trento (che sono promotrici dell’iniziativa), l’Istituto universitario europeo, Magna Charta Observatory, la Scuola normale superiore, le università di Bologna, Brescia, Cagliari, Macerata, Milano, Siena, Torino, Trieste e Verona.
Le docenti Claudia Padovani (Università di Padova) ed Ester Gallo (Università di Trento) sono state nominate coordinatrici della sezione Sar Italia e la rappresenteranno nel Sar International Advisory Committee.
Sar Italia intende favorire un coordinamento nazionale volto alla realizzazione di iniziative congiunte a tutela di studiosi/e a rischio, e della libertà accademica in generale, attraverso attività di accoglienza, sensibilizzazione, ricerca e advocacy.
La costituzione della rete è stata formalizzata oggi a Padova, nell’ambito del convegno “Knowledges at Risks: Universities addressing the challenges of academic freedom”, nel quale per due giornate si è discusso di libertà accademica a rischio, in contesti autoritari e non solo, e del ruolo delle università nel promuovere la libera manifestazione del pensiero.​
scheda
Rete internazionale Scholars at Risk (Sar) - La Sar nasce all'Università di Chicago nel 1999, da allora decine di università hanno aderito alla rete e hanno contribuito a difendere migliaia di studiosi e studiose in tutto il mondo. Oggi esistono sezioni nel Regno Unito, Paesi Bassi, Irlanda, Norvegia, Canada, Svizzera, Svezia, Germania, Finlandia e Stati Uniti.
Nel 2012 Sar ha lanciato un progetto di monitoraggio della libertà accademica con lo scopo di denunciare pubblicamente le violazioni e proteggere le persone vulnerabili. Nel 2015 è stato redatto il primo documento (Free to Think) che analizzava 333 attacchi (dal 2011 al 2015) in 65 paesi, dimostrando la pressante necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica.
Nel 2018, in un solo anno, gli attacchi sono stati 294 in 47 paesi. Si tratta di violenze da parte di individui armati e gruppi contro campus o singoli studenti e studiosi; di detenzione illecita, pratiche illegali e persecuzioni per limitare ogni libera espressione accademica; di repressione di manifestazioni; di costrizione in campi di rieducazione dove è negata l’assistenza legale e praticata la violenza fisica e psicologica; di pressioni indebite da parte di attori statali e non statali che prevedono reclusione, licenziamenti di massa, azioni penali, restrizioni ai viaggi all’estero, rifiuto mirato di ingresso o uscita dal paese ed espulsioni; di minacce all'autonomia istituzionale, comprese le azioni statali per far chiudere le università e centri di ricerca.
L’analisi dimostra che gli attacchi sono condotti da attori statali e non statali, in società democratiche e non: questa violenza non solo danneggia direttamente le persone, ma compromette il sistema di istruzione superiore riducendo il libero spazio di pensiero mettendo in discussione la condivisione di idee in modo libero e sicuro.
(e.b.)

Per ulteriori informazioni, contattare Ester Gallo, delegata Sar per l'Ateneo di Trento: ester.gallo@unitn.it