Rovereto
19 Ottobre 2017
UniTrento e Rovereto festeggiano dieci anni di CIMeC
Tra il ricordo dell’avvio del centro e la soddisfazione per i risultati ottenuti nei primi dieci anni di attività, al via oggi con la cerimonia a Palazzo Piomarta i festeggiamenti per il Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento a Rovereto. Il direttore Miniussi: «Investire in ricerca significa voler giocare da protagonisti nello scenario internazionale». Tra le iniziative del decennale anche un convegno scientifico sullo stato dell'arte e i futuri progressi all'interno delle neuroscienze cognitive. E per la cittadinanza, sabato alle 21 all’Auditorium Melotti l’anteprima nazionale dello spettacolo “Noi, Robot” sulla connessione tra cervello umano e macchine pensanti
«Alcuni anni fa delle persone avvedute hanno voluto investire in un centro di neuroscienze cognitive, per studiare la mente e il cervello. Questo investimento ha consentito al Trentino di giocare da protagonista nello scenario internazionale. Il risultato è sotto i vostri occhi, il CIMeC è un chiaro esempio di come si possa creare un centro di eccellenza con visibilità e credibilità internazionale in un decennio. Per questo ringrazio sentitamente tutti quelli che hanno dato il loro contributo al raggiungimento di questo bel risultato o di quelli che vorranno continuare a farlo nel futuro». Con uno sguardo alla tenacia e all’intraprendenza del passato e uno rivolto al presente e al futuro di un centro ormai affermato nel panorama scientifico internazionale il direttore Carlo Miniussi ha voluto dare il via questo pomeriggio ai festeggiamenti per il primo decennale del CIMeC, il Centro Interdipartimentale Mente/Cervello dell’Università di Trento, nato nel 2007 nel cuore di Rovereto.
E proprio la città di Rovereto, insieme all’Università di Trento, ha voluto essere presente oggi alla cerimonia e alla riflessione su questo primo speciale compleanno per testimoniare la vicinanza ai ricercatori e alle ricercatrici del centro. Alla città di Rovereto e a chi a creduto nel progetto di avvio del centro di ricerca, Miniussi ha dedicato un ringraziamento e un auspicio: «Ricordiamoci che i nostri figli sono la nostra maggiore ricchezza, per loro investiamo sempre di più nella loro formazione per offrire loro un futuro migliore, con maggiori prospettive e benessere. Investire nella ricerca vuol dire soprattutto investire nel futuro dei nostri figli. Il CIMeC è una ricchezza per il territorio e l’augurio è che venga valorizzata e considerata un bene comune su cui costruire il nostro domani».
La cerimonia ufficiale si è aperta nel primo pomeriggio di oggi a Palazzo Piomarta/Istruzione con le note del benvenuto musicale eseguito dalla Civica Scuola Musicale Riccardo Zandonai.
«Oggi è un giorno di festa – ha esordito il rettore Paolo Collini –, un giorno in cui si guarda indietro all’origine di questo progetto. Ma tutto ciò ha senso solo se si guarda anche avanti». Ha proseguito: «L’elaborazione dell’idea di far crescere qualcosa nel campo delle scienze cognitive risale ad anni fa e altri sono quelli che hanno fatto germogliare questa idea attraverso un processo di governo partecipato. Poter sviluppare un progetto nuovo, di questa importanza, con risorse ingenti, è stato un fatto straordinario, forse irripetibile nella sua unicità. Andare a cercare esperti senza avere una storia in loco in questa disciplina è stato faticoso. Dobbiamo essere grati per questa lungimiranza. In nessun altro posto in Italia questa storia può essere raccontata se non in Trentino, dove si sono potute mettere risorse per la conoscenza. Il Trentino, e l’allora presidente Lorenzo Dellai, ha creduto in questo investimento. È una comunità che, con varie dinamiche, sa fare sistema, a cominciare dalla Fondazione Caritro, oggi rappresentata da Mario Marangoni, che ha avuto un ruolo decisivo per questo progetto». Collini ha colto l’occasione per citare e ringraziare pubblicamente i rettori precedenti, Massimo Egidi e Davide Bassi, che hanno gettato le basi e coltivato questo progetto: «Un progetto che oggi dà frutti significativi. Basti guardare alle performance del CIMeC nell’ottenere Grant ERC, che garantiscono risorse e futuro a questo Centro e all’Università».
Ha preso quindi la parola il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta. «La storia del CIMeC – ha commentato – è anche la storia della mia presidenza all’Università. Un compito che ho accettato, su invito dell’allora presidente Dellai, per portare l’Italia a Trento. Quell’idea ha funzionato, così come ha funzionato l’idea del CIMeC». Cipolletta ha aggiunto: «È stata un’iniziativa diversa che si è sviluppata nonostante le rigidità della prassi universitaria. Dove tutto si vorrebbe nascesse dal basso, sulla base di rigidi schemi, questo progetto invece è stato indicato e costruito con uno sforzo dall’alto, attraverso soluzioni non convenzionali e talvolta ingegnose. Questa esperienza ci ha insegnato che non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà di tipo burocratico. Che c’è sempre qualche strada diversa, coraggiosa, per portare a termine i nostri progetti. Lo statuto dell'Università va nella direzione che la storia del CIMeC ci ha insegnato. Nella sua stesura ci ha insegnato che non tutto viene dal basso. Occorre talvolta abbattere gli schemi e cercare soluzioni anche fuori dalla prassi accademica. Lo statuto ci permette di andare in questa direzione, di affrontare progetti strategici in modo innovativo».
Dopo la proiezione di un breve video sul CIMeC la parola è andata al sindaco di Rovereto, Francesco Valduga: «Benvenuti in un luogo che testimonia come Rovereto abbia saputo nei secoli investire in formazione, cultura, in un modo che definirei quasi commovente. Ha lavorato nella convinzione che questo sia l’investimento più lungimirante che una comunità può avviare, perché permette di investire nella libertà delle persone». Valduga ha ripreso: «Abbiamo bisogno di punti di vista diversi e abbiamo bisogno che questa produzione di pensiero possa riverberarsi sui territori - Rovereto in primis. La concretezza dell’azione: è di questo che abbiamo necessità. Il CIMeC ė stato tutto questo: persone che vengono dal mondo, portando stimoli e pazienza, profondità del metodo scientifico che è straordinario antidoto alla superficialità di molti dibattiti. Potrà essere ancora di più luogo di libertà di pensiero e di concretezza se sapremo promuovere questa filiera che lega la ricerca di base, la clinica, il mondo dell’impresa e dell’innovazione, andando a chiudere un circolo virtuoso. Se le affranchiamo dal bisogno e dall’ignoranza, liberiamo le comunità. Il Comune farà la sua parte per stimolare questo percorso».
È quindi intervenuta l’assessora all’università e alla ricerca della Provincia autonoma di Trento, Sara Ferrari: «Stiamo celebrando qualcosa di bello oggi, qualcosa che ci incoraggia nel nostro percorso, spesso pieno di difficoltà e ostacoli. Quello che il CIMeC e la giornata di oggi ci pongono sono uno stimolo e una responsabilità. Lo stimolo per un tentativo sperimentale che è oggi diventato una presenza strutturata all’interno del sistema della ricerca trentina. E la responsabilità di estendere questa scommessa, attraverso il collegamento e l’interazione sempre maggiore con le realtà cliniche. Ne hanno bisogno il territorio e le persone e ne ha bisogno la salute pubblica perché pubbliche sono le risorse con le quali questa la ricerca viene sostenuta. E proprio in un momento storico in cui le scelte sono più difficili perché più selettive, la politica deve avere la lungimiranza e il coraggio di continuare a sostenere la ricerca. Per questo, nel prossimo passaggio finanziario, l’ultimo di questa legislatura, abbiamo previsto un ulteriore sostegno a questo centro, così da consentire l’arrivo di nuovi giovani ricercatori.
E proprio la città di Rovereto, insieme all’Università di Trento, ha voluto essere presente oggi alla cerimonia e alla riflessione su questo primo speciale compleanno per testimoniare la vicinanza ai ricercatori e alle ricercatrici del centro. Alla città di Rovereto e a chi a creduto nel progetto di avvio del centro di ricerca, Miniussi ha dedicato un ringraziamento e un auspicio: «Ricordiamoci che i nostri figli sono la nostra maggiore ricchezza, per loro investiamo sempre di più nella loro formazione per offrire loro un futuro migliore, con maggiori prospettive e benessere. Investire nella ricerca vuol dire soprattutto investire nel futuro dei nostri figli. Il CIMeC è una ricchezza per il territorio e l’augurio è che venga valorizzata e considerata un bene comune su cui costruire il nostro domani».
La cerimonia ufficiale si è aperta nel primo pomeriggio di oggi a Palazzo Piomarta/Istruzione con le note del benvenuto musicale eseguito dalla Civica Scuola Musicale Riccardo Zandonai.
«Oggi è un giorno di festa – ha esordito il rettore Paolo Collini –, un giorno in cui si guarda indietro all’origine di questo progetto. Ma tutto ciò ha senso solo se si guarda anche avanti». Ha proseguito: «L’elaborazione dell’idea di far crescere qualcosa nel campo delle scienze cognitive risale ad anni fa e altri sono quelli che hanno fatto germogliare questa idea attraverso un processo di governo partecipato. Poter sviluppare un progetto nuovo, di questa importanza, con risorse ingenti, è stato un fatto straordinario, forse irripetibile nella sua unicità. Andare a cercare esperti senza avere una storia in loco in questa disciplina è stato faticoso. Dobbiamo essere grati per questa lungimiranza. In nessun altro posto in Italia questa storia può essere raccontata se non in Trentino, dove si sono potute mettere risorse per la conoscenza. Il Trentino, e l’allora presidente Lorenzo Dellai, ha creduto in questo investimento. È una comunità che, con varie dinamiche, sa fare sistema, a cominciare dalla Fondazione Caritro, oggi rappresentata da Mario Marangoni, che ha avuto un ruolo decisivo per questo progetto». Collini ha colto l’occasione per citare e ringraziare pubblicamente i rettori precedenti, Massimo Egidi e Davide Bassi, che hanno gettato le basi e coltivato questo progetto: «Un progetto che oggi dà frutti significativi. Basti guardare alle performance del CIMeC nell’ottenere Grant ERC, che garantiscono risorse e futuro a questo Centro e all’Università».
Ha preso quindi la parola il presidente del Consiglio di amministrazione dell’Università di Trento, Innocenzo Cipolletta. «La storia del CIMeC – ha commentato – è anche la storia della mia presidenza all’Università. Un compito che ho accettato, su invito dell’allora presidente Dellai, per portare l’Italia a Trento. Quell’idea ha funzionato, così come ha funzionato l’idea del CIMeC». Cipolletta ha aggiunto: «È stata un’iniziativa diversa che si è sviluppata nonostante le rigidità della prassi universitaria. Dove tutto si vorrebbe nascesse dal basso, sulla base di rigidi schemi, questo progetto invece è stato indicato e costruito con uno sforzo dall’alto, attraverso soluzioni non convenzionali e talvolta ingegnose. Questa esperienza ci ha insegnato che non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà di tipo burocratico. Che c’è sempre qualche strada diversa, coraggiosa, per portare a termine i nostri progetti. Lo statuto dell'Università va nella direzione che la storia del CIMeC ci ha insegnato. Nella sua stesura ci ha insegnato che non tutto viene dal basso. Occorre talvolta abbattere gli schemi e cercare soluzioni anche fuori dalla prassi accademica. Lo statuto ci permette di andare in questa direzione, di affrontare progetti strategici in modo innovativo».
Dopo la proiezione di un breve video sul CIMeC la parola è andata al sindaco di Rovereto, Francesco Valduga: «Benvenuti in un luogo che testimonia come Rovereto abbia saputo nei secoli investire in formazione, cultura, in un modo che definirei quasi commovente. Ha lavorato nella convinzione che questo sia l’investimento più lungimirante che una comunità può avviare, perché permette di investire nella libertà delle persone». Valduga ha ripreso: «Abbiamo bisogno di punti di vista diversi e abbiamo bisogno che questa produzione di pensiero possa riverberarsi sui territori - Rovereto in primis. La concretezza dell’azione: è di questo che abbiamo necessità. Il CIMeC ė stato tutto questo: persone che vengono dal mondo, portando stimoli e pazienza, profondità del metodo scientifico che è straordinario antidoto alla superficialità di molti dibattiti. Potrà essere ancora di più luogo di libertà di pensiero e di concretezza se sapremo promuovere questa filiera che lega la ricerca di base, la clinica, il mondo dell’impresa e dell’innovazione, andando a chiudere un circolo virtuoso. Se le affranchiamo dal bisogno e dall’ignoranza, liberiamo le comunità. Il Comune farà la sua parte per stimolare questo percorso».
È quindi intervenuta l’assessora all’università e alla ricerca della Provincia autonoma di Trento, Sara Ferrari: «Stiamo celebrando qualcosa di bello oggi, qualcosa che ci incoraggia nel nostro percorso, spesso pieno di difficoltà e ostacoli. Quello che il CIMeC e la giornata di oggi ci pongono sono uno stimolo e una responsabilità. Lo stimolo per un tentativo sperimentale che è oggi diventato una presenza strutturata all’interno del sistema della ricerca trentina. E la responsabilità di estendere questa scommessa, attraverso il collegamento e l’interazione sempre maggiore con le realtà cliniche. Ne hanno bisogno il territorio e le persone e ne ha bisogno la salute pubblica perché pubbliche sono le risorse con le quali questa la ricerca viene sostenuta. E proprio in un momento storico in cui le scelte sono più difficili perché più selettive, la politica deve avere la lungimiranza e il coraggio di continuare a sostenere la ricerca. Per questo, nel prossimo passaggio finanziario, l’ultimo di questa legislatura, abbiamo previsto un ulteriore sostegno a questo centro, così da consentire l’arrivo di nuovi giovani ricercatori.
Un excursus sulla storia di Rovereto e sulla volontà della città di farsi sede universitaria lo ha offerto Donata Loss, assessora alla formazione e all'università del Comune di Rovereto dal 1996 al 2005, nel suo intervento in cui ha citato i protagonisti di una svolta che si è concretizzata nell’ultimo decennio. «Alla fine degli anni ‘90 del secolo scorso, coerente alla propria vocazione, Rovereto adottò la medesima svolta critica – che fu di Fortunato Depero e di Riccardo Zandonai – quando diventò partner della coraggiosa Università di Trento, allora retta da Massimo Egidi, per i temi della formazione: scelse infatti, per trattarli, un criterio dissonante rispetto alla tradizione. Era una svolta inedita, allora: l’oggetto degli studi si spostò infatti dai meccanismi, modalità e pratiche dell’insegnare a quelli dell’apprendere per tutta la vita e in tutti gli ambienti umani, esplorando cervello, mente, emozioni, corpo. Tutti posti in rete. Rovereto non ebbe timore ad offrire una casa confortevole alle Scienze cognitive, sostenendole anche concretamente, come fa tuttora».
Spazio poi agli interventi di quegli stessi protagonisti.
Alfonso Caramazza (fondatore del CIMeC e primo direttore) ha raccontato la storia della nascita del CIMeC sottolineando come il centro, fin dall’inizio, dovesse essere una struttura interdisciplinare, in grado anche di cogliere gli spunti scientifici a livello internazionale. Questo perché la ricerca stessa è internazionale. Una struttura che fosse interdipartimentale, un modello poi ripreso anche per il CIBIO, che avesse una certa autonomia e libertà nel promuovere l’incontro e la contaminazione tra aree diverse per esplorare direzioni di ricerca coraggiose. Il CIMeC – ha sottolineato – è stato creato sulla base del principio di meritocrazia, con un’attenzione particolare per i giovani e contando su una buona dotazione di risorse che hanno consentito di entrare nella competizione internazionale.
«L’interdisciplinarietà esiste perché qualcuno l’ha immaginata. Gli effetti li vediamo ora, anche nel Cimec». Massimo Egidi, allora rettore, ha ricordato in questo senso l’invito nel 2003 a Daniel Kahneman a tenere una lecito magistralis, poco dopo aver ricevuto il premio Nobel. «La separazione tra le scienze economiche, la psicologia e le neuroscienze con lui era finita. Lui ci insegnò che il ragionamento umano va studiato nel suo complesso, su più direzioni. Attorno allo studio del ragionamento umano le scienze si sono avvicinate. Un approccio impensabile prima di quel momento. Un rovesciamento di prospettiva che ha aperto un mondo. Anche a Rovereto con il CIMeC». Egidi ha quindi ricordato il valore del contributo di Valentino Braitenberg che ha saputo cogliere questa cambiamento. Per il Cimec – ha rimarcato Egidi – abbiamo avuto un sostegno imprescindibile e decisivo dal governo provinciale e dall’amministrazione comunale di allora. Occorre continuare a investire, anche per invertire la tendenza di giovani talentuosi che se ne vanno all’estero.
Di impresa affascinante e stimolante ha parlato l’ex rettore Davide Bassi: «Ciò che mi ha colpito da sempre del CIMeC è il cortocircuito di base: si usa il cervello per studiare il cervello. Forse l’oggetto più sconosciuto che abbiamo nell’universo, perché siamo davvero all’inizio. Un percorso che ha avuto anche momenti difficili –tagli di finanziamenti, decisioni impegnative – che vale la pena di ricordare perché non hanno affossato l’impresa e oggi siamo qui a festeggiare il CIMeC. Che oggi è un vantaggio per tutti, perché l’Universita di Trento, anche attraverso i finanziamenti ERC del CIMeC, può brillare per capacità di attrazione di fondi e cervelli. Stimolando la competizione, il CIMeC ha fatto da volano per tutti». Un cenno anche al ruolo della Fondazione Caritro, fondamentale per dare gli strumenti di natura privatistica che hanno consentito di dare sostanza al progetto. Oggi – ha concluso – occorre continuare a insistere nell’investire nella ricerca, nella formazione, nell’apertura internazionale.
«Nessuna volontà politica si sarebbe potuta estrinsecare nei risultati che abbiamo oggi, senza la presenza di interlocutori di alto profilo nell’accademia e nel mondo imprenditoriale». Lorenzo Dellai, presidente Provincia autonoma di Trento dal 1999 al 2012, ha ricordato il periodo di gestazione del centro con Valentino Breitemberg e Niels Birbaumer «con la sensazione di essere di fronte a dei visionari». Ha ribadito: «Non possiamo cadere nell’equivoco di un’idea di ricerca appiattita solo sull’idea di un’immediata applicabilità. Deve potersi esprimere con capacità visionarie, con libertà. Senza il coraggio di allora, non avremmo oggi la Fondazione Kessler, la Fondazione Mach e anche il CIMeC. Servono ancora grandi investimenti su grandi progetti, serve concentrare le risorse ed energie su alcuni grandi progetti interdisciplinari che possano dare un’idea di un futuro che si fa progressivamente presente».
Infine Mario Marangoni, presidente Consiglio di Gestione della Fondazione Caritro dal 2001 al 2010, che ha detto: «Ricerca, mente e cervello: è come esplorare l’universo. Perché nonostante tutta la nostra tecnologia, che ci permette di riprodurre qualsiasi cosa, il cervello rimane non riproducibile, è unico. Lanciare questa impresa non è stato facile. Anzi è stato impegnativo come andare nello spazio, tante sono state le difficoltà. Ostacoli che però abbiamo superato». «Il lancio è andato bene, ma oggi siamo all’inizio di questo viaggio e potranno esserci ancora delusioni. E le soddisfazioni spesso non sono dietro l’angolo» ha evidenziato riferendosi all’ex governatore Dellai che ha lodato per la sua lungimiranza “da statista”. «La ricaduta di immagine, anche se è difficile da contabilizzare, ma che ha tanto valore per il Trentino, con il Cimec c’è stata e c’è tuttora».
La cerimonia del pomeriggio si è poi conclusa con il conferimento del Premio Giovane Ricercatore CIMeC, da parte del rettore Paolo Collini e del presidente del Consiglio di gestione della Fondazione Caritro, Michele Iori. Il premio è stato assegnato ad Angeliki Lazaridou, che lavora in Google DeepMind come Research, a Daniel Kaiser, che lavora alla Freie Universität Berlin come Postdoctoral Research e a Luigi Tamè, che lavora alla BirkBeck University of London come Postdoctoral Fellow.
Spazio poi agli interventi di quegli stessi protagonisti.
Alfonso Caramazza (fondatore del CIMeC e primo direttore) ha raccontato la storia della nascita del CIMeC sottolineando come il centro, fin dall’inizio, dovesse essere una struttura interdisciplinare, in grado anche di cogliere gli spunti scientifici a livello internazionale. Questo perché la ricerca stessa è internazionale. Una struttura che fosse interdipartimentale, un modello poi ripreso anche per il CIBIO, che avesse una certa autonomia e libertà nel promuovere l’incontro e la contaminazione tra aree diverse per esplorare direzioni di ricerca coraggiose. Il CIMeC – ha sottolineato – è stato creato sulla base del principio di meritocrazia, con un’attenzione particolare per i giovani e contando su una buona dotazione di risorse che hanno consentito di entrare nella competizione internazionale.
«L’interdisciplinarietà esiste perché qualcuno l’ha immaginata. Gli effetti li vediamo ora, anche nel Cimec». Massimo Egidi, allora rettore, ha ricordato in questo senso l’invito nel 2003 a Daniel Kahneman a tenere una lecito magistralis, poco dopo aver ricevuto il premio Nobel. «La separazione tra le scienze economiche, la psicologia e le neuroscienze con lui era finita. Lui ci insegnò che il ragionamento umano va studiato nel suo complesso, su più direzioni. Attorno allo studio del ragionamento umano le scienze si sono avvicinate. Un approccio impensabile prima di quel momento. Un rovesciamento di prospettiva che ha aperto un mondo. Anche a Rovereto con il CIMeC». Egidi ha quindi ricordato il valore del contributo di Valentino Braitenberg che ha saputo cogliere questa cambiamento. Per il Cimec – ha rimarcato Egidi – abbiamo avuto un sostegno imprescindibile e decisivo dal governo provinciale e dall’amministrazione comunale di allora. Occorre continuare a investire, anche per invertire la tendenza di giovani talentuosi che se ne vanno all’estero.
Di impresa affascinante e stimolante ha parlato l’ex rettore Davide Bassi: «Ciò che mi ha colpito da sempre del CIMeC è il cortocircuito di base: si usa il cervello per studiare il cervello. Forse l’oggetto più sconosciuto che abbiamo nell’universo, perché siamo davvero all’inizio. Un percorso che ha avuto anche momenti difficili –tagli di finanziamenti, decisioni impegnative – che vale la pena di ricordare perché non hanno affossato l’impresa e oggi siamo qui a festeggiare il CIMeC. Che oggi è un vantaggio per tutti, perché l’Universita di Trento, anche attraverso i finanziamenti ERC del CIMeC, può brillare per capacità di attrazione di fondi e cervelli. Stimolando la competizione, il CIMeC ha fatto da volano per tutti». Un cenno anche al ruolo della Fondazione Caritro, fondamentale per dare gli strumenti di natura privatistica che hanno consentito di dare sostanza al progetto. Oggi – ha concluso – occorre continuare a insistere nell’investire nella ricerca, nella formazione, nell’apertura internazionale.
«Nessuna volontà politica si sarebbe potuta estrinsecare nei risultati che abbiamo oggi, senza la presenza di interlocutori di alto profilo nell’accademia e nel mondo imprenditoriale». Lorenzo Dellai, presidente Provincia autonoma di Trento dal 1999 al 2012, ha ricordato il periodo di gestazione del centro con Valentino Breitemberg e Niels Birbaumer «con la sensazione di essere di fronte a dei visionari». Ha ribadito: «Non possiamo cadere nell’equivoco di un’idea di ricerca appiattita solo sull’idea di un’immediata applicabilità. Deve potersi esprimere con capacità visionarie, con libertà. Senza il coraggio di allora, non avremmo oggi la Fondazione Kessler, la Fondazione Mach e anche il CIMeC. Servono ancora grandi investimenti su grandi progetti, serve concentrare le risorse ed energie su alcuni grandi progetti interdisciplinari che possano dare un’idea di un futuro che si fa progressivamente presente».
Infine Mario Marangoni, presidente Consiglio di Gestione della Fondazione Caritro dal 2001 al 2010, che ha detto: «Ricerca, mente e cervello: è come esplorare l’universo. Perché nonostante tutta la nostra tecnologia, che ci permette di riprodurre qualsiasi cosa, il cervello rimane non riproducibile, è unico. Lanciare questa impresa non è stato facile. Anzi è stato impegnativo come andare nello spazio, tante sono state le difficoltà. Ostacoli che però abbiamo superato». «Il lancio è andato bene, ma oggi siamo all’inizio di questo viaggio e potranno esserci ancora delusioni. E le soddisfazioni spesso non sono dietro l’angolo» ha evidenziato riferendosi all’ex governatore Dellai che ha lodato per la sua lungimiranza “da statista”. «La ricaduta di immagine, anche se è difficile da contabilizzare, ma che ha tanto valore per il Trentino, con il Cimec c’è stata e c’è tuttora».
La cerimonia del pomeriggio si è poi conclusa con il conferimento del Premio Giovane Ricercatore CIMeC, da parte del rettore Paolo Collini e del presidente del Consiglio di gestione della Fondazione Caritro, Michele Iori. Il premio è stato assegnato ad Angeliki Lazaridou, che lavora in Google DeepMind come Research, a Daniel Kaiser, che lavora alla Freie Universität Berlin come Postdoctoral Research e a Luigi Tamè, che lavora alla BirkBeck University of London come Postdoctoral Fellow.
Le prossime iniziative
Sabato 21 ottobre l’anteprima nazionale di “Noi, Robot”
Culmine del decennale sarà sabato 21 ottobre “Noi, Robot. Il Cervello. La cosa più preziosa che abbiamo”, anteprima nazionale dello spettacolo ispirato all’”Uomo Bicentenario” e altri lavori di Isaac Asimov con Laura Anzani e Andrea Brunello. “Noi, Robot”, regia Andrea Brunello e Chiara Benedetti, tocca il tema di cosa voglia dire essere umano e cosa sia l’amore nell’era delle macchine pensanti. Lo spettacolo esplora la possibile connessione fra il nostro cervello e quello delle macchine e prova che la relazione fra due “individui”, uno umano e l’altro macchina, non è affatto semplice e può portare a dei paradossi insormontabili.
Si tratta di uno spettacolo della Compagnia Arditodesìo | progetto Jet Propulsion Theatre (www.jetpropulsiontheatre.org) in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Lo spettacolo andrà in scena alle 21 all’Auditorium Melotti (Rovereto – Corso Bettini, 43). Entrata libera fino a esaurimento posti. L’apertura dell’Auditorium dalle 20.15.
Culmine del decennale sarà sabato 21 ottobre “Noi, Robot. Il Cervello. La cosa più preziosa che abbiamo”, anteprima nazionale dello spettacolo ispirato all’”Uomo Bicentenario” e altri lavori di Isaac Asimov con Laura Anzani e Andrea Brunello. “Noi, Robot”, regia Andrea Brunello e Chiara Benedetti, tocca il tema di cosa voglia dire essere umano e cosa sia l’amore nell’era delle macchine pensanti. Lo spettacolo esplora la possibile connessione fra il nostro cervello e quello delle macchine e prova che la relazione fra due “individui”, uno umano e l’altro macchina, non è affatto semplice e può portare a dei paradossi insormontabili.
Si tratta di uno spettacolo della Compagnia Arditodesìo | progetto Jet Propulsion Theatre (www.jetpropulsiontheatre.org) in collaborazione con il Laboratorio di Comunicazione delle Scienze fisiche del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. Lo spettacolo andrà in scena alle 21 all’Auditorium Melotti (Rovereto – Corso Bettini, 43). Entrata libera fino a esaurimento posti. L’apertura dell’Auditorium dalle 20.15.
La conferenza scientifica
Tra le iniziative previste per il decennale del CIMeC anche un convegno scientifico sulle neuroscienze cognitive, per scienziati e scienziate del settore, che si apre questa sera e che proseguirà fino a sabato 21 ottobre. Partendo dall'esperienza specifica del CIMeC e dal suo rapido sviluppo negli ultimi dieci anni, la conferenza esaminerà gli sviluppi promettenti delle scienze della mente e del cervello e aprirà una finestra unica sugli scenari futuri di ricerca. Il convegno scientifico si terrà in lingua inglese.
Tra le iniziative previste per il decennale del CIMeC anche un convegno scientifico sulle neuroscienze cognitive, per scienziati e scienziate del settore, che si apre questa sera e che proseguirà fino a sabato 21 ottobre. Partendo dall'esperienza specifica del CIMeC e dal suo rapido sviluppo negli ultimi dieci anni, la conferenza esaminerà gli sviluppi promettenti delle scienze della mente e del cervello e aprirà una finestra unica sugli scenari futuri di ricerca. Il convegno scientifico si terrà in lingua inglese.
(a.s.)