Tu/Amore al seno. Il 5 per mille alla ricerca contro il cancro
Chi nella dichiarazione dei redditi lo destina all’Università di Trento finanzia una posizione di dottorato di ricerca e permette così a un/a giovane laureato/a di lavorare per tre anni allo sviluppo di una tecnica diagnostica a ultrasuoni per rilevare l’eventuale presenza di un cancro alla mammella. Il progetto di ricerca, sostenuto con la campagna 2020 dell’Ateneo, è coordinato da Libertario Demi, docente del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione. La campagna è sostenuta dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, da Confindustria Trento e dall’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Trento
I rintocchi armonici di una campana ne rivelano l’integrità, mentre un suono distorto ne svela qualche parte difettosa. Allo stesso modo, il “suono” di miliardi di piccolissime campane iniettabili all’interno dei nostri vasi sanguigni può aiutarci a cogliere l’eventuale presenza di un’anomalia, come nel caso di un tumore al seno.
Usa questa immagine Libertario Demi, docente del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione dell’Università di Trento, per descrivere la tecnica diagnostica a ultrasuoni sulla quale sta facendo ricerca da anni e che ha già approfondito su alcune riviste scientifiche internazionali (in particolare, nel 2015 il suo metodo viene pubblicato sulla rivista di fisica medica “Physics in Medicine and Biology”, e nel 2016 viene selezionato dalla società europea di radioterapia e oncologia (Estro) tra gli Highlight Radiotherapy Physics Papers, e pubblicato su “Nature Scientific Reports” nel 2017).
Libertario Demi è il coordinatore scientifico del progetto di ricerca a cui è dedicata la campagna 2020 del 5X1000 dell’Ateneo. «L’utopia ti stimola ad andare avanti, i riscontri scientifici ti incoraggiano a proseguire con determinazione. L’utopia si trasforma così in un obiettivo da raggiungere, in un progetto da realizzare» commenta.
La svolta sarà fare in modo che la nuova tecnica diagnostica possa trovare impiego una volta conclusa la fase sperimentale in laboratorio. Il nome è complicato “dynamic contrast specific ultrasound tomography per l’imaging del seno”, ma il funzionamento è abbastanza intuitivo. Demi descrive i vantaggi: «Questa tecnica a ultrasuoni non richiede alcuna compressione (spiacevole, spesso dolorosa), è sicura e completa perché permette di visualizzare immagini tridimensionali e di ottenere, potenzialmente, importanti informazioni diagnostiche non solo relative al tessuto, ma anche alla struttura vascolare».
Quale situazione si presenterà alla donna?
«Per la donna sarà un esame confortevole: le saranno iniettate delle microbolle e poi, sdraiata su un lettino, dovrà semplicemente appoggiare il seno dentro un apposito recipiente contenente acqua tiepida, all’interno del quale sono collocati i sensori che raccolgono il segnale emanato dalle bolle all’interno dei vasi».
Le microbolle, le piccolissime campane, sono gli agenti di contrasto che saranno introdotti nei vasi sanguigni e che viaggeranno all’interno di essi per rivelarci informazioni sulla loro struttura. L’enorme mole di dati da generare e analizzare richiede lo sviluppo di un strumento di grande potenza e precisione, in grado di scansionare il seno in modo veloce e preciso.
E questi sono anche i due principali ostacoli sulla strada della tomografia a ultrasuoni. «Sfortunatamente – commenta Demi – a oggi le microbolle in commercio non sono state sviluppate per questo uso specifico e non esiste una modalità di imaging a ultrasuoni per gli agenti di contrasto in tomografia. La sfida della ricerca in questo settore è sviluppare in modo sinergico gli algoritmi per la formazione e ricostruzione delle immagini, le micro-bolle, e uno scanner dedicato».
Una sfida da raccogliere, soprattutto se si considera che la diagnosi precoce è fondamentale per aumentare la possibilità di sopravvivenza al tumore femminile più comune, che colpisce più di due milioni di donne ogni anno. Nel 2018 si stima che sia stato causa della morte di 627mila donne (fonte: Organizzazione mondiale della sanità).
Su questo terreno potrà lavorare per tre anni un/a giovane nel dottorato di ricerca all’Ateneo di Trento. E ogni contribuente potrà fare la sua parte attraverso la campagna 2020 del 5X1000 all’Università di Trento che avrà per titolo “Tu/Amore al seno”. La campagna è sostenuta a livello territoriale nella sua diffusione dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari, da Confindustria Trento e dall’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Trento.
Per informazioni: http://www.unitn.it/5x1000
Come fare
Innanzitutto segnalarlo al CAF o al commercialista al momento della compilazione della dichiarazione dei redditi.
Per devolvere la quota del 5xmille all’Università di Trento bastano poi due semplici operazioni:
1. apporre la propria firma nel quadro apposito che figura sui modelli che l’Agenzia delle Entrate mette a disposizione per la dichiarazione dei redditi:
modello CU 2020 - "Scheda per la scelta della destinazione dell’8x1000, del 5x1000 e del 2x1000 dell'IRPEF"; modello 730/2019- redditi 2019; modello Unico persone fisiche 2020 – redditi 2019.
È consentita una sola scelta di destinazione.
2. Indicare il codice fiscale dell’Università di Trento: codice fiscale: 00340520220.
Attenzione: scrivere il codice fiscale è fondamentale per avere la certezza che il beneficiario del 5xmille sia effettivamente l’Università di Trento.