Trento
22 Aprile 2021

Primo Bilancio di genere per l’Università di Trento

Approvato nelle settimane scorse, il Bilancio di genere di UniTrento rappresenta il punto d’approdo di un lavoro cominciato nel 2003 con la relazione annuale sulle pari opportunità, ma anche un punto di partenza per guardare con sempre maggiore consapevolezza al futuro della comunità universitaria in ottica di genere. Il documento verrà presentato il 26 maggio dalle 15 alle 17 durante l’evento pubblico "B come bilancio, G come genere. L'esperienza dell'Università di Trento" al quale parteciperà la ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti

Nel corso degli ultimi anni, l’equità di genere è stata per l’Università di Trento una priorità strategica. Un percorso che ha preso forma partendo da un’analisi dettagliata della situazione, e che si è poi concretizzato con la progettazione di azioni trasversali, sempre accompagnate da un monitoraggio attento degli effetti prodotti. Un lavoro a più step, pensato per superare gli squilibri presenti e per promuovere un maggiore equilibrio di genere, non solo all’interno della comunità accademica ma anche – più in generale – nel contesto sociale e culturale in cui l’università opera. 
Ed è proprio in coerenza con questo più ampio impegno che l’ateneo ha colto con convinzione l’opportunità di giungere, quest’anno, alla redazione del suo primo Bilancio di Genere. Un documento che è al tempo stesso un’analisi, un rendiconto di cose fatte e un programma di lavori da svolgere per introdurre e strutturare la prospettiva di genere in tutte le procedure di programmazione e di bilancio. 
«Riteniamo – ha chiarito il rettore Flavio Deflorian – che questo strumento rappresenti un’opportunità rilevante per consolidare il lavoro condotto fino ad ora e per aumentarne l’efficacia, perché si dedica una specifica attenzione ai processi di programmazione e rendicontazione, oltre che di comunicazione. Siamo consapevoli e anche orgogliosi del lavoro fatto fino a qui, ma sappiamo altrettanto bene che molto resta ancora da fare».
La redazione del primo Bilancio di Genere d’ateneo è stata possibile grazie all’importante lavoro svolto negli ultimi anni. Un’attività che ha visto il coinvolgimento sempre maggiore di una rete trasversale di soggetti impegnati in un ventaglio di iniziative: da quelle mirate a incentivare la presenza femminile nei percorsi STEM o nelle posizioni più elevate della carriera universitaria, a quelle pensate per contrastare fenomeni di discriminazione e di violenza, dalle politiche in materia di conciliazione vita-lavoro, alle numerose attività di sensibilizzazione dentro e fuori l’ateneo. 

Il Bilancio di genere
Dopo una prima sperimentazione realizzata alcuni anni fa nell’ambito del progetto europeo Garcia (Gendering the Academy and Research: combating Career Instability and Asymmetries) e in linea con una consuetudine ormai radicata presso l’ateneo, quella di predisporre un rapporto annuale con i dati relativi alle pari opportunità, il primo Bilancio di Genere si configura come una risorsa rilevante per tutti i soggetti e per gli organi che svolgono, a vario titolo, i loro compiti di garanzia, di valutazione, di elaborazione di proposte e strategie per l’ateneo. 
«Tipicamente – osserva Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità – il Bilancio di Genere serve ad identificare situazioni critiche e punti di forza. Per l’Università di Trento, questo documento rappresenta l'inizio di un processo ulteriore, che ha come fine la definizione degli obiettivi da includere nella fase di programmazione vera e propria delle politiche d’ateneo. Per intervenire, ad esempio, sul potenziamento degli interventi inerenti alla segregazione formativa orizzontale; consolidando gli interventi su segregazione verticale; rafforzando i processi di rilevazione e sistematizzazione dei dati. Insomma, per promuovere una riflessione, reale e tangibile, che si proponga di superare ogni forma di squilibrio di genere: proposito questo che resta il vero obiettivo da perseguire giorno dopo giorno».

Questa prima edizione è stata redatta secondo le Linee guida per il Bilancio di genere elaborate dalla Conferenza dei Rettori delle Università italiane, senza però dimenticare le specificità che caratterizzano il nostro ateneo, e la quasi ventennale esperienza acquisita con l’annuale relazione sulle pari opportunità. Il testo accoglie così i principali dati relativi alle tre componenti della comunità universitaria (popolazione studentesca, personale docente e ricercatore e personale tecnico amministrativo) e presenta le azioni che negli ultimi due anni l’Università di Trento ha posto in essere in tema di pari opportunità di genere e di contrasto ad ogni forma di discriminazione. 
Articolato in quattro capitoli, il Bilancio si sofferma inizialmente su una descrizione dell’approccio adottato dall’ateneo, con una breve disamina dei documenti dell’Università di Trento che riguardano i temi della parità di genere e del contrasto alle discriminazioni, nonché una veloce panoramica dei soggetti che lavorano, in sinergia, per l’attuazione degli obiettivi di parità.
Il secondo capitolo è invece dedicato all’analisi di contesto, con una raccolta delle principali evidenze relative alla componente studentesca, al personale docente e ricercatore e al personale tecnico amministrativo. Una popolazione analizzata a partire da diversi punti di vista: dalla composizione alla distribuzione, dalla carriera all’età, fino ad aspetti specifici e interni a ciascuna componente. 
Il terzo capitolo sviluppa due approfondimenti tematici: uno dedicato alla distribuzione delle coordinatrici e dei coordinatori dei progetti di ricerca all’interno dell’ateneo e all’ammontare dei fondi ad essi dedicati; il secondo relativo alle prime fasi della carriera accademica, con particolare attenzione ad assegniste e assegnisti di ricerca e a ricercatrici e ricercatori di tipo A. 
Al censimento delle azioni per le pari opportunità è dedicato infine il quarto capitolo, mentre le iniziative dell’ateneo sono state raccolte in cinque schede tematiche, relative alla conciliazione dei tempi di vita, di lavoro, di studio e al benessere organizzativo; al genere nella didattica e nella ricerca; agli strumenti di monitoraggio e di informazione; alla partecipazione a tavoli tecnici; al contrasto alla segregazione orizzontale e verticale; e infine alla lotta al mobbing, alle molestie, e alle discriminazioni. 
Nonostante anni di grande impegno e attenzione verso queste problematiche, non tutte le voci a bilancio possono infatti dirsi pienamente soddisfacenti. I tassi di occupazione mostrano ad esempio ancora un certo svantaggio per le donne, così come trova conferma il fenomeno della segregazione orizzontale del personale tecnico-amministrativo, con le donne che si concentrano in alcune aree, come quella socio-sanitaria, le biblioteche, o il comparto amministrativo; mentre gli uomini sono in maggioranza nelle aree tecnico-scientifiche, di elaborazione dati, nei servizi generali e nella dirigenza amministrativa.
Va evidenziato, per contro, un progressivo incremento della presenza di docenti ordinarie dell’Università di Trento negli ultimi anni: dall’11,7% del 2015 al 17,2% del 2019, da 20 ordinarie (su un totale di 175 docenti di prima Fascia) a 35 (su 199) nell’anno accademico considerato. Una crescita che può essere salutata positivamente, nonostante la presenza femminile in questa specifica fascia risulti ancora esigua e al disotto della media nazionale (pari al 25,3%). 
Nel settembre 2015, i 193 paesi membri delle Nazioni Unite hanno sottoscritto un elenco di 17 punti: sono gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da perseguire e raggiungere entro il 2030. Un programma d’azioni nato per coinvolgere tutte le persone, per il pianeta e la prosperità, che al quinto punto prevede l’impegno a “Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”. Un obiettivo rispetto al cui ottenimento questo Bilancio di Genere fornisce a tutti, non solo all’ateneo, uno strumento in più.

(g.a.)