Trento
20 Febbraio 2017

La ritirata sulla linea Hindenburg

È online la puntata di febbraio del calendario digitale "La Grande guerra +100". Il fulcro della puntata numero 34 è rappresentato dalla descrizione della ritirata organizzata dal comando tedesco ai primi di febbraio del 1917 sulla cosiddetta “linea Sigfrido” o “linea Hindenburg”

La poderosa linea difensiva, portando all’estremo il concetto di trincea, era stata apprestata nel settore di Noyon, per accorciare di una cinquantina di chilometri il fronte, dopo l’esito disastroso della sanguinosa, ma inutile, battaglia di Verdun. L’intento era risparmiare le forze e costringere invece gli anglo-francesi ad allungare le proprie linee.
La linea porta il nome del nuovo comandante dell’esercito tedesco, Paul von Hindenburg, che operò una sorta di dittatura militare, che scavalcava le decisioni del governo. A questo tema è dedicato il testo di Alessandro Salvador, accompagnato dalla galleria fotografica e da testimonianze di entrambe le parti sulla ritirata.
Hindenburg cercò di concentrare tutte le risorse dell’economia sulla guerra, per vincerla; una guerra terribilmente costosa.
L’infografica si concentra sui costi della guerra. Emergono due aspetti: la Germania fu il Paese che sostenne i costi di gran lunga più elevati. Ma il peso economico degli Stati Uniti divenne preponderante. Dati che mostrano come gli Imperi Centrali una guerra così costosa non avrebbero mai potuto vincerla.
Due novità: la prima di una serie di biografie scritte da Silvia Sartori. Il soggetto è la misteriosa (e sfortunata) spia Mata Hari, arrestata dai francesi proprio cento anni fa. E un contributo sulla guerra aerea sul fronte dell’Isonzo da parte di una collaboratrice dell’università partner di Innsbruck. All’inizio l’aviazione austro-ungarica era superiore a quella italiana, che solo dal 1917/18 poté eguagliarla e infine superarla. Sul Piave, nell’ultimo anno di guerra, gli aerei italiani dominavano i cieli.
(e.b.)