Sono ancora molti gli ostacoli che ragazze e donne trovano nell’accesso ai percorsi formativi e alle carriere scientifiche. Uno squilibrio di genere che si accentua in alcune aree disciplinari (come fisica e ingegneria industriale) e ai livelli gerarchici più alti (solo il 21% di docenti di prima fascia è donna). L’infografica “Donne&Scienza” presentata questa mattina a Povo nella sede di FBK in Sala Stringa, nell’ambito di FisiCittà e del Congresso nazionale della Società Italiana di Fisica, ha confermato attese e percezione, ma ha suscitato anche proposte e impegni per favorire azioni positive a favore delle pari opportunità.
Dati e analisi, presentati dalla ricercatrice Rossella Bozzon del Centro Studi di genere, hanno aperto il dibattito “Ricerca: quali spazi per le donne?” che ha visto oggetto le ragioni che orientano la scelta dei percorsi di studio e gli squilibri nella carriera. La raccolta e l'elaborazione dati – che sono consultabili sul sito
www.unitn.it/donne-scienza - è stata curata dal Centro Studi di Genere su progetto dell’Ufficio stampa dell’Università di Trento, al design e alla realizzazione del progetto ha lavorato la redazione di Datatellers (
www.datatellers.info). Francesca Sartori, docente del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale di UniTrento) ha poi indagato le ragioni di questa marcata disparità, che trovano origine nei modelli culturali diffusi nella nostra società. Nella famiglia, nella scuola, nei mezzi i comunicazione, a partire dai diversi giochi che vengono proposti a bambini e bambine, fino all’accompagnamento nelle scelte di vita: gli stereotipi ancora impediscono alle donne di percepire le tutte proprie possibilità di realizzazione. «In questa direzione l’orientamento scolastico e gli interventi già in età prescolare e scolare possono svolgere un ruolo fondamentale. Un passo importante può essere l’investimento in formazione sulle questioni di genere rivolto al corpo insegnante perché possa svolgere un’attività di orientamento più equilibrata ed efficace ».
La riflessione, moderata da Chiara La Tessa, ricercatrice del Dipartimento di Fisica e del Tifpa INFN, si è poi concentrata sugli ostacoli che la società pone alle donne nell’accesso e nello sviluppo delle carriere scientifiche. A introdurre i commenti della mattinata è stato il saluto del rettore Paolo Collini che ha parlato degli sforzi dell’Università di Trento per avviare iniziative volte al riequilibrio di genere. «Modificare le politiche per cambiamenti di lungo periodo e la strada. Partendo da una condizione sbilanciata serve un elemento di discontinuità e questo possono essere le politiche attive, come gli incentivi per il reclutamento avviati nel nostro Ateneo».
Di “inverno demografico” ha parlato Paolo Dalvit, già dirigente scolastico e ora attivo per il Dipartimento della Conoscenza della Provincia autonoma di Trento per le politiche della formazione. Un periodo storico in cui si registra un basso livello di formazione qualificata e le prospettive non migliorano in un Paese caratterizzato da forte frattura tra formazione tecnica e teorica. Agire sugli stereotipi di genere con riflessioni collettive
«I gruppi eterogenei sanno affrontare meglio le sfide del futuro perché sono per loro struttura potenzialmente più innovativi» ha esordito Manuela Ghizzoni, parlamentare della Camera dei Deputati. E sul problema delle carriere delle donne: «La politica deve agire sul problema principale che è quello della precarietà che si manifesta, specialmente per le donne, in un ambiente competitivo e poco solidale. Il sostegno alla maternità e alla conciliazione con risorse e interventi mirati è poi un’altra leva su cui si può fare la differenza».
Sara Ferrari, assessora provinciale all’Università e ricerca, politiche giovanili e pari opportunità, ha invece puntato la sua riflessione sull’importanza delle parole per dare visibilità al femminile. «Occorre mettere in luce la presenza e il valore delle donne, il loro vantaggio competitivo, contrastare il mancato riconoscimento del problema scardinando i pregiudizi radicati nel contesto culturale in cui viviamo. Per farlo cominciamo dalle nuove generazioni perché l’identità si forma presto e occorre agire presto perché non sia ostaggio del pregiudizio, anche inconsapevoli. Tutti noi siamo responsabili e chiamati a intervenire».
La complessità del fenomeno è il punto che ha messo in luce Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità di UniTrento. Ha poi raccontato alcuni progetti avviati dall’Università di Trento per ridurre lo squilibrio tra i generi. Percorsi di socializzazione ed educazione al genere con scuole e famiglie, progetti di formazione (come Trentino Young Science Challenge) in cui modelli ruolo non tradizionali aiutano a superare i pregiudizi. «Ora siamo impegnati/e sul fronte della certificazione Family audit, nella diffusione degli sportelli genitorialità e in alcuni servizi specifici (come il nido aziendale), sul linguaggio e sulla sensibilizzazione. E sul fronte della ricerca, con il progetto Garcia (
www.garciaproject.eu), ci siamo focalizzati sul tema della conciliazione, del mentoring e dell’attenzione ai diritti».
Della rappresentazione delle scienziate nei media ha parlato Fabio Turone, giornalista scientifico del Center for Ethics in Science and Journalism (CESJ). Ha citato vari studi e anche il “Test di Finkbeiner” (
https://it.wikipedia.org/wiki/Test_di_Finkbeiner) – uno strumento per verificare la correttezza e l’equilibrio di un articolo o intervista a una donna di rilievo - come esempio di analisi del sessismo nei media.
Il dibattito ha preparato la tavola rotonda “Fisica, femminile singolare”, che si è tenuto subito dopo, una sessione speciale del congresso nazionale della Società Italiana di Fisica in cui le esperienze personali delle invitate hanno contribuito a dare un quadro articolato della condizione femminile nella disciplina fisica. Con la presidente della Società italiana di Fisica, Luisa Cifarelli, sono intervenute Antigone Marino (dell’Istituto di Scienze applicate e Sistemi intelligenti del Consiglio nazionale delle Ricerche), Angela Bracco (presidente NuPECC), Monica Colpi (advisory Board eLISA Consortium), Speranza Falciano (componente giunta esecutiva INFN), Antigone Marino (past Chair EPS Young Minds) ed Elisa Molinari (direttrice Istituto CRN NANO-S3, Modena). A presiedere la tavola rotonda è stato Lorenzo Pavesi, (direttore del Dipartimento di Fisica, Università di Trento). Prima dell’inizio della seconda tavola rotonda è stato inoltre presentato il bando di concorso per il conferimento di un premio per tesi di laurea magistrale in Fisica rivolto a studentesse dell’Università di Trento. Il premio, bandito dal Lions Club Trento del Concilio, prevede per tre anni un contributo di 1600 euro.
La sessione dedicata alle donne si è conclusa con l’inaugurazione della mostra “La scienza delle donne” dedicata alla vita, al lavoro e al rapporto con la società di 14 grandi scienziate del ‘900. L’esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domani, venerdì 15 settembre, dalle 9 alle 18 al Polo scientifico e tecnologico “Fabio Ferrari” (Povo – Via Sommarive, 5).
Nella stessa sede sarà realizzata un’operazione di sensibilizzazione mediatica: sarà riproposta a parti invertite tra donne e uomini la foto del Congresso di Solvay del 1927, in cui Marie Sklodowska Curie era l’unica donna fra 28 uomini. In questo caso si sono messi in posa 28 scienziate e un solo uomo, Guido Tonelli.
Le altre iniziative “Fisicittà”
La rassegna “FisiCittà” proseguirà oggi alle 20.45 al Muse – Museo delle Scienze di Trento con “Particelle”, sette frammenti di fisica illustrati attraverso racconti, fatti, aneddoti, episodi, curiosità, narrazioni e chicchi di scienza che si intrecciano alle storie personali di chi la fisica la fa tutti i giorni. I racconti saranno accompagnati da intermezzi musicali dal vivo proposti dal Coro Giovanile “I Minipolifonici” di Trento.
Inoltre, fino a venerdì 22 settembre, si potrà visitare “I giocattoli e la scienza”, mostra scientifica interattiva allestita al Liceo classico “Giovanni Prati” di Trento (Via Santissima Trinità, 38). L'esposizione è costituita da oggetti divertenti, per la maggior parte giocattoli, di proprietà del Dipartimento di Fisica. Si potranno osservare decine di unità espositive, che mostrano aspetti paradossali e interessanti della fisica. La mostra è rivolta a studenti e studentesse delle scuole di ogni ordine e grado, alle loro famiglie, a un pubblico generico e a chi partecipa al congresso SIF. La mostra, a ingresso libero, si potrà visitare con orario 8.10/17. La mostra resterà chiusa domenica 17 settembre. Per gli istituti scolastici sono previste visite guidate. L’allestimento e l’organizzazione sono curati dal Laboratorio di Comunicazione delle Scienze Fisiche del Dipartimento di Fisica in collaborazione con LevelUp e Piano Nazionale Lauree Scientifiche.