Dall’Università di Trento un monitoraggio cartografico del contagio
L’Ateneo trentino con il suo Centro geo-cartografico (GeCo) è impegnato nell’aiutare il territorio a gestire la pandemia. L’analisi sul Trentino: dai primi risultati della mappatura emerge una situazione nelle città maggiori come Trento e Rovereto meno preoccupante di quella descritta da semplici numeri assoluti, mentre si coglie un’alta concentrazione geografica di contagiati in alcuni centri minori. Le politiche attuate dal Trentino per il Covid-19 si dimostrano efficaci soprattutto per tamponi eseguiti (tra 30 e 40 ogni mille abitanti)
L’incidenza delle persone contagiate sul numero di tamponi eseguiti e il rapporto tra tamponi e abitanti sono indicatori preziosi per comprendere e fronteggiare l’evoluzione della pandemia. In Trentino un aiuto per monitorare l’emergenza da Covid-19 attraverso questi due parametri arriva all’Azienda provinciale per i servizi sanitari e alla Provincia autonoma di Trento dall’Università di Trento grazie a un lavoro di mappatura del Centro geo-cartografico di studio e documentazione (GeCo) del Dipartimento di Lettere e Filosofia.
Il Centro GeCo, nato da una partnership tra Università di Trento, Provincia autonoma di Trento e Comune di Rovereto e attivo da sei mesi a Rovereto, si è messo a servizio del territorio con un progetto di ricerca specifico su dati open access.
Tra i primi risultati del progetto, che prosegue e sarà implementato, emerge come la situazione nelle città maggiori, come Trento e Rovereto, sia meno preoccupante rispetto ad alcuni comuni minori delle valli dove il rapporto tra numero di contagi ed estensione della superficie comunale determina una maggiore incidenza spaziale del fenomeno. «L’analisi cartografica del fenomeno, incrociata con i dati della popolazione residente, permette di rappresentare la realtà con maggiore efficacia rispetto a quanto avviene con i semplici numeri assoluti» commenta la direttrice del Centro GeCo, Elena Dai Prà, professoressa di Geografia dell’Università di Trento. «Le carte consentono infatti di rappresentare efficacemente la diffusione del contagio, di comprenderne le dinamiche geografiche e di evidenziarne la relazione con variabili ambientali (come clima, inquinamento, assetto orografico e umidità) e antropiche (come flussi di mobilità, infrastrutture e distribuzione dei presidi sanitari). La cartografia può dare un contributo per monitorare il fenomeno agli attori coinvolti nella gestione, come enti e istituzioni».
Il lavoro di mappatura si concentra poi sull’efficacia delle politiche attuate dalle diverse autorità regionali e provinciali. L’analisi della campagna di rilevamento basata sui tamponi vede il Trentino al terzo posto dopo la Provincia di Bolzano e il Veneto, con un forte incremento nelle ultime settimane di tamponi effettuati. Il numero per il Trentino rimane basso in termini assoluti, ma ha un rapporto con la popolazione totale (tra i 30 e i 40 tamponi ogni mille abitanti) molto maggiore di quello registrato in aree più popolose (come ad esempio la Lombardia, l’Emilia Romagna e il Piemonte).
Per quanto riguarda, invece, i risultati degli esami, il Trentino appare come uno dei territori dove più alto è il tasso di tamponi positivi su quelli effettuati (tra il 15 e il 20%), un dato leggermente superiore a quello nazionale (13,8%). Il risultato – osserva il team di ricerca – si offre a varie interpretazioni e può essere letto anche come l’esito di un sistema sanitario capace di individuare i soggetti effettivamente più a rischio da sottoporre a tampone.
Sul decorso dell’epidemia, le carte descrivono una distribuzione eterogenea in cui le aree più colpite sono anche quelle dove si registra una percentuale di guarigione maggiore rispetto alla popolazione totale (tra lo 0,52 e l’1%). Da un approfondimento del rapporto tra guarigioni e contagi, la situazione appare ancora molto frastagliata con alcune zone (come Roverè della Luna) dove quasi tutti i contagiati (oltre l’80%) sono ormai considerati clinicamente guariti e altre dove, invece, la guarigione si è registrata in meno di 12 casi su 100 (come Lavis).
Rispetto al quadro nazionale, il Trentino è comunque in buona posizione per numero di guariti/dimessi sul totale dei contagiati (tra il 40 e il 50%), anche migliore rispetto all’Alto Adige e alle regioni confinanti (tra il 30 e il 40%).