Covid, Europa favorevole a vaccinazioni eque a livello globale
L’Università di Trento ha partecipato a uno studio sull’orientamento della cittadinanza di sei paesi europei. Dalla ricerca emerge una generale propensione per una distribuzione dei vaccini alle persone vulnerabili delle regioni più povere del mondo
L’accesso alle vaccinazioni contro Covid rimane segnato da un’alta diseguaglianza tra Nord e Sud del mondo. L’Università di Trento, con Giuseppe A. Veltri del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale, ha partecipato a una ricerca internazionale per studiare l’orientamento della cittadinanza di sei paesi europei sulle priorità nella distribuzione dei vaccini. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista medica internazionale eLife.
Dallo studio, che è stato coordinato dalla Technische Universität München e ha coinvolto oltre seimila persone residenti in sei paesi europei, emerge un generale sostegno a favore del trasferimento dei vaccini contro Covid-19 a soggetti vulnerabili dei paesi più poveri. A schierarsi per una copertura vaccinale equa a livello globale sono state soprattutto le donne, le persone più giovani e quelle con più alta istruzione. Le più restie a trasferire i vaccini al di fuori del nord del mondo sono sembrate le persone con maggiore rischio di malattia grave.
«Comprendere la posizione dell’opinione pubblica rispetto alla distribuzione globale del vaccino contro Covid-19 è di primaria importanza per promuovere politiche di vaccinazione più eque» afferma Janina Steinert, professoressa associata alla School of Social Sciences and Technology della Technische Universität München, Germania. «È improbabile che i governi donino vaccini a paesi meno ricchi o che partecipino ad alleanze globali per le vaccinazioni se pensano che ne dovranno pagare il prezzo alle elezioni». Steinert e Henrike Sternberg, ricercatrice e dottoranda della Technische Universität München, sono le principali autrici dello studio.
Per misurare l’opinione pubblica riguardo alla distribuzione dei vaccini in Europa, il gruppo di ricerca ha reclutato un campione di 6030 persone favorevoli alla vaccinazione ma non ancora vaccinate in Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Svezia. Gli esperimenti sono stati condotti in Germania nell’aprile 2021, nel mezzo della terza ondata di Covid-19, e negli altri cinque paesi nel giugno 2021, in un periodo di relativa tregua. L’esperimento online chiedeva di dare priorità nella somministrazione del vaccino tra una persona del loro paese, con un solido sistema sanitario, e una persona in un paese a basso reddito con meno risorse per la sanità pubblica. Il gruppo di partecipanti comprendeva persone diverse per età, rischio di morte da Covid-19 e status occupazionale.
I partecipanti di tutti e sei i paesi hanno dato la priorità alle persone più vulnerabili, indipendentemente dal fatto che queste vivessero nel loro paese. Hanno anche dato la priorità alle persone occupate, a quelle impiegate nei settori più a rischio (frontline workers) e a quelle che hanno perso reddito durante la pandemia rispetto alle persone disoccupate.
A parità di caratteristiche, in Italia, Francia, Svezia e Spagna si è data la massima priorità a chi proviene da paesi a basso reddito, mentre in Germania è stata maggiore la propensione per connazionali. Le autrici suppongono che le ragioni di questa posizione siano diverse. In Germania, infatti, la ricerca è stata condotta in un periodo di forte incremento dei contagi, ha coinvolto persone di età più avanzata e dal maggiore rischio di infezione.
«Speriamo che i responsabili politici trovino utili queste osservazioni per prevedere quali gruppi sosterrebbero la donazione di vaccini ad altri paesi e quali gruppi abbiano invece bisogno di più informazioni sui vantaggi di una distribuzione globale dei vaccini» commenta Sternberg.
Secondo Tim Büthe, co-autore dello studio e professore e responsabile delle relazioni internazionali alla Technische Universität München, lo studio dimostra che i governi europei dovrebbero attendersi un forte sostegno pubblico a favore di una distribuzione equa dei vaccini.
«Si può presumere che il sostegno dell’opinione pubblica alla donazione di vaccini ai paesi del sud del mondo sia ancora maggiore oggi, dal momento che ora le persone più a rischio nei paesi in cui si è svolta l’indagine sono state vaccinate o hanno persino ricevuto la dose di richiamo» osserva Büthe.
«Inoltre, la disponibilità di nuovi vaccini specifici per le varianti e di dosi di richiamo rinnova l’urgenza di combattere la disuguaglianza globale nella distribuzione dei vaccini» aggiunge Giuseppe A. Veltri, professore di scienze sociali computazionali e sociologia cognitiva al Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Trento.
Approfondimenti
L’articolo, dal titolo “How should COVID-19 vaccines be distributed between the global north and south: a discrete choice experiment in six european countries”, è stato scritto da Janina I. Steinert, corresponding author, Henrike Sternberg e Tim Büthe (Technical University of Munich, Germany) e Giuseppe A. Veltri (Università di Trento, Italia).
Lo studio fa parte del progetto “Periscope – Pan-European Response to the ImpactS of Covid-19 and future Pandemics and Epidemics”, che ha ricevuto finanziamenti UE per 10 milioni di euro e che vede 32 istituzioni partner di 15 paesi europei impegnate nello studio dell’impatto sociale, politico ed economico della pandemia.
L’articolo “How should COVID-19 vaccines be distributed between the global north and south: a discrete choice experiment in six european countries”, pubblicato il 18 ottobre 2022 sulla rivista medica eLife, è disponibile in Open Access su: https://doi.org/10.7554/eLife.79819