Trento
26 Marzo 2019

Cos’è la Torà orale: esempi dal Talmud

Nella lezione di Rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, l’opera che ha nutrito e unito spiritualmente e legalmente gli ebrei di tutto il mondo per quasi venti secoli

L’intervento questa mattina nell’ambito delle iniziative del neocostituito Centro di alti studi umanistici dell’Università di Trento

Un ospite illustre oggi al Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. Rav Riccardo Di Segni, dal 2001 rabbino capo di Roma, ha tenuto una lezione alla comunità accademica e alla cittadinanza sulla “Torà orale”. Nel suo intervento ha spiegato in cosa consista la tradizione rabbinica nel suo dispiegarsi come interpretazione dei testi sacri, ossia la Bibbia ebraica e il Talmud. Un punto di vista autorevole e una testimonianza preziosa, la sua, che si inserisce nell’ambito delle attività scientifiche del neocostituito Centro di alti studi umanistici dell’Università di Trento. In quanto presidente del comitato per la traduzione del Talmud Babilonese in lingua italiana, Rav Di Segni ha infatti curato nel 2016 il primo volume di quest'imponente impresa, il trattato sul capodanno (rosh ha-shanà). Nella lezione di questa mattina all’Università di Trento ha sottolineato l'importanza di questa traduzione e ha letto, commentandoli, alcuni passi di quest'opera collettiva, chiusa quindici secoli fa, scritta in ebraico e aramaico. Un’opera che ha nutrito e unito spiritualmente e legalmente gli ebrei di tutto il mondo per quasi venti secoli. Rav Di Segni è anche vicepresidente del Comitato nazionale per la bioetica.
«Rav Di Segni – ha commentato il professor Massimo Giuliani, titolare della cattedra di Ebraico istituita da alcuni anni nell’Ateneo trentino – si è guadagnato la stima del mondo ebraico europeo, per la sua vasta cultura e per il suo equilibrio in un mondo ebraico molto variegato e non raramente oggetto di attacchi antisemiti da alcuni settori della società». A dare il benvenuto a Rav Di Segni è stato questa mattina il rettore Paolo Collini, che ha espresso riconoscenza per la sua presenza a Trento nell’ambito del Centro di alti studi umanistici, un’iniziativa innovativa per il Dipartimento e per l’Ateneo che si propone di attrarre momenti di grande condivisione del sapere. «In un mondo che segue slogan, grida e fa leva sulla violenza, sull’ignoranza e sulla paura, la risposta sta nella conoscenza» ha aggiunto il direttore del Dipartimento, Marco Gozzi. Il compito dell’Università è quello di conoscere, ascoltare, avere empatia nei confronti di ogni voce che sia espressione di una cultura alta e di un’esperienza autenticamente religiosa. È un’occasione per verificare la propria tradizione culturale e religiosa mettendola in uno stato di crisi positiva».
All’incontro erano presenti anche gli studenti e le studentesse di una classe del liceo Prati di Trento. «Il tema dell’incontro, scontro, interazione con altre culture nel tempo e nello spazio è solo apparentemente vago» ha commentato il Maurizio Giangiulio, direttore del Centro di alti studi umanistici. «È in realtà il cuore delle attività che guardano alla tradizione culturale europea e che costituiscono la struttura delle iniziative aperte al mondo della scuola e alla cittadinanza promosse dal nuovo centro».
(a.s.)