Contrabbando sigarette: in Italia 6 su 100 illecite
Ogni anno lo Stato perde oltre 800 mln di entrate. Presentato oggi, a Roma, il primo studio integrato sul contrabbando di sigarette in Italia, realizzato da Intellegit, start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT). Incrociando per la prima volta tutte le fonti a disposizione, lo studio analizza il fenomeno dei traffici illeciti di sigarette che, nel nostro Paese, rappresentano il 5,8% del consumo totale di “bionde” e i cui introiti vengono spesso reinvestiti da organizzazioni criminali e terroristiche internazionali per finanziare altre attività illecite.
Obiettivo dell’indagine: individuare interventi di contrasto ritagliati su misura per l’Italia e per le città più rappresentative della complessità del fenomeno, per la prima volta oggetto di un’analisi capillare
Sono questi solo alcuni dei dati contenuti nello studio: “L’Italia del contrabbando di sigarette. Le rotte, i punti di transito e i luoghi di consumo”, curato da Andrea Di Nicola, Professore di Criminologia, e Giuseppe Espa, Professore di Statistica Economica, fondatori di “Intellegit”, la start-up sulla sicurezza dell’Università degli Studi di Trento, e realizzato con il contributo di British American Tobacco Italia (BAT).
Lo studio è stato presentato oggi a Roma, presso la sede della Società Geografica Italiana. Presenti all’appuntamento moderato dal giornalista Marco Ludovico, oltre ai curatori dell’indagine, anche: l’On. Stefano Dambruoso, Deputato e Questore della Camera dei Deputati; il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Aggiunto Giovanni Russo, a cui è stata affidata la prefazione dello studio; il Generale Stefano Screpanti, Capo del III° reparto Operazioni del Comando generale della Guardia di Finanza, che ne ha curato le conclusioni; Enrico Mario Ambrosetti, Professore ordinario di Diritto Penale presso l’Università degli Studi di Padova; Alessandro Minuto Rizzo, Ambasciatore, Presidente della NATO Defense College Foundation; e Filippo Bencardino, Presidente della Società Geografica Italiana, che ha aperto i lavori.
Lo studio, realizzato per la prima volta incrociando i più recenti dati disponibili dalle diverse fonti in materia (Sun Report KPMG, Empy Pack Survey, Mystery Shopper, Istat, dati BAT), contiene un’analisi dettagliata delle rotte, dei punti di transito, dei luoghi di consumo e di sequestro delle sigarette di contrabbando in Italia, con un focus inedito e mirato su alcune delle città più rappresentative del fenomeno, finalizzata a comprendere il perché delle differenze esistenti tra le aree del nostro Paese in termini di traffici illeciti e quali possibili azioni preventive mettere in campo per arginare e contrastare questi fenomeni.
“Il contrabbando è cambiato, anche rispetto a quell’immagine quasi ‘romantica’ che ne avevano dato film storici del Dopoguerra – dichiara Andrea Conzonato, AD di BAT Italia – e per contrastarlo sono necessarie strategie innovative. Parliamo di un fenomeno che oggi, in Italia, grazie anche allo straordinario lavoro delle Forze dell’Ordine e delle Istituzioni e ad una legislazione fiscale equilibrata è sotto controllo e stabile, con il 5,8% di incidenza sul mercato. Ma il consumo di sigarette illecite nel nostro Paese (74 miliardi nel 2015) resta molto elevato, e il contrabbando è una piaga che può essere vinta solo attraverso un approccio sinergico, in grado di impegnare sul campo tutti gli attori coinvolti, pubblici e privati. Gli ultimi dati diffusi dalla GDF contribuiscono a rendere l’idea di un problema che non può e non deve essere sottovalutato, ma che piuttosto deve essere costantemente monitorato e tenuto sotto controllo, mantenendo alta la guardia. Per questo motivo, da anni collaboriamo con Governi, Forze dell’ordine e Organizzazioni nazionali e internazionali per combattere un fenomeno che rappresenta una reale minaccia per tutto il Paese e che rischia di riacutizzarsi, se non contrastato con misure adeguate, sia in termini di mancati introiti per l’Erario (circa 822 milioni di euro nel 2015) sia per il danno che arreca alla società”.
Le illicit white rappresentano, dunque, circa il 50% del totale delle sigarette illecite. Questo dato, sommato a quello relativo al commercio illecito di marchi noti – che è pari a circa il 34% del totale in Italia – dimostra come la fetta principale del problema nel nostro Paese sia ascrivibile al contrabbando e non alla contraffazione, che corrisponde invece solo a circa il 16% circa dell’illecito totale.
Sia per le illicit white che per i marchi noti, hanno un peso considerevole i pacchetti di sigarette fuoriusciti illegalmente dal canale duty free: in Italia, le illicit white più consumate risultano essere le Regina (25,6%), seguite da Yesmoke (9,5%) e Pine (9,3%); mentre il marchio noto più diffuso nel mercato illecito è Marlboro (36,7%), seguito da Winston (10%) e Chesterfield (6,9%).
Incrociando i vari dati disponibili (sequestri GDF e analisi fornite da Sun Report e Mystery Shopper), si evidenzia come le rotte principali delle sigarette illecite che arrivano in Italia partano principalmente dall’Est Europa (specialmente Ucraina e Bielorussia), dagli Emirati Arabi Uniti, ma anche dal Nord Africa (soprattutto Algeria, Egitto, Libia e Tunisia) e che la causa principale di questi flussi sia costituita dal differenziale di prezzo con il nostro Paese: il prezzo medio di un pacchetto di sigarette in Italia, infatti, supera di più di 4 euro quello di un pacchetto ucraino o bielorusso.
Negli ultimi due anni, in Italia, sia il numero totale dei sequestri che la quantità totale sequestrata hanno avuto un andamento sostanzialmente stabile: i picchi del consumo illecito (riscontrati nel primo trimestre 2015 e nel secondo trimestre 2016) hanno coinciso, però, proprio con gli aumenti di prezzo delle sigarette lecite (pari al +0,20 euro a gennaio 2015 e a maggio 2016), a dimostrazione del fatto che spesso un incremento delle accise sui prodotti del tabacco può innescare un conseguente aumento del consumo di sigarette di contrabbando.
Inoltre, la quasi totalità dei sequestri è stata per quantità inferiori alle 5 tonnellate, a conferma di una precisa strategia delle organizzazioni criminali coinvolte nel contrabbando (soprattutto dall’Est Europa): parcellizzare i carichi e utilizzare le automobili per il trasporto. Tale strategia ha consentito ai contrabbandieri di mitigare i danni derivanti dalla scoperta del carico e dal conseguente sequestro della merce. Lo scorso biennio, i sequestri più frequenti sono avvenuti nei centri cittadini, ma le quantità maggiori sono state intercettate nei punti di transito (porti, depositi, arterie stradali, aree di confine): alla base di questi traffici illeciti, infatti, si conferma l’ipotesi che ci siano gli interessi di gruppi terroristici internazionali e della criminalità organizzata che, attraverso il contrabbando di sigarette, finanziano le proprie attività criminali.
Le rotte attraverso cui le sigarette illecite arrivano nel nostro Paese sono molteplici: spesso via terra, attraversano la frontiera con la Slovenia o il Brennero; altre volte arrivano in Italia via mare, dai porti del Nord Africa o dalla Grecia. Di fatto, il commercio di sigarette di contrabbando consente alle organizzazioni criminali e terroristiche di generare altissimi profitti da reinvestire in altre attività. Spesso, inoltre, i contrabbandieri utilizzano le stesse rotte anche per altri traffici illegali quali, ad esempio, quelli di armi, droga ed esseri umani.
“Quello dei traffici illeciti – dichiara il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Aggiunto Giovanni Russo – è ormai un tema di urgente attualità geopolitica ed economica internazionale e, per il nostro Paese, assume un ruolo strategico, dal momento che l’Italia è interessata dal fenomeno sia come mercato di destinazione finale sia come area di transito dei commerci illegali e verso gli altri Stati dell’Unione Europea. Per fronteggiare il fenomeno, quindi, non possono più considerarsi sufficienti le “strategie di lotta” sin qui utilizzate; oltre all’uso estensivo di strumenti di aggressione ai patrimoni illeciti, per i quali in Italia abbiamo una legislazione all’avanguardia, occorre anche uno scambio di intelligence più strutturato, che renda più efficace il lavoro della magistratura e delle forze di polizia nazionali ed internazionali”.
Dall’analisi delle sigarette sequestrate lo scorso biennio, emerge che l’Italia è sia un Paese di transito – oltre il 30% delle sigarette acquistate illegalmente in Italia risulta destinato al mercato ucraino – sia un Paese di consumo di prodotti illeciti del tabacco. Il fenomeno risulta particolarmente radicato al sud: a Napoli è illecito quasi 1 pacchetto su 3 (28%); seguono Palermo (12%), Giugliano (provincia di Napoli, 10%) e Salerno (più del 6%). L’unica città del Nord Italia a posizionarsi nei primi posti è Trieste (4,4%): dato che conferma il ruolo strategico giocato dalle zone di confine nel commercio illegale di sigarette; seguono Milano e Torino (entrambi con il 2,1%). Due le cause della maggiore incidenza in determinate città del consumo illecito di “bionde”: nei comuni con tassi di disoccupazione più elevati si consumano anche più sigarette illecite; plausibilmente, infatti, all’aumentare del tasso di disoccupazione diminuisce il potere d’acquisto e aumentano, di conseguenza, le persone alla ricerca di sigarette illecite a basso costo. Allo stesso tempo, all’aumentare della presenza sul territorio del crimine organizzato, aumenta anche il commercio di sigarette illecite.
“Se guardiamo a come le dinamiche criminali si sono evolute nel tempo – scrive nelle conclusioni il Generale della GDF Stefano Screpanti – è difficile non riconoscere come le più pericolose associazioni delinquenziali del nostro Paese si siano progressivamente “professionalizzate”, divenendo sempre più “organizzate”, proprio grazie al contrabbando di sigarette. Nel corso degli anni, il fenomeno ha alimentato effetti illeciti moltiplicativi, generando forme di proselitismo e fidelizzazione negli ambienti dell’illegalità diffusa, contribuendo ad affinare strutture e metodi illegali e ponendo le basi per strutture criminali ancora più complesse e pericolose, poi dirottate sui altri traffici illeciti, come quelli riguardanti gli stupefacenti, le armi, lo sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Per tutte queste ragioni, e non solo per i danni che produce sul piano economico e della salute – conclude Screpanti – l’attenzione rivolta al contrabbando deve essere sempre alta e, soprattutto, deve essere mantenuta viva la capacità di monitorare il fenomeno e cogliere, con prontezza, i segnali di cambiamento e di evoluzione delle relative dinamiche, in modo da poter rapidamente adeguare le strategie di contrasto”.