Trento
6 Giugno 2019

AlmaLaurea: profilo e condizione occupazionale UniTrento

Il XXI rapporto nazionale è stato presentato oggi a Roma. Nel comunicato stampa del Consorzio interuniversitario AlmaLaurea i dati relativi ai laureati e alle laureate dell'Università di Trento

RAPPORTO 2019 SUL PROFILO E SULLA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DELL'UNIVERSITÀ DI TRENTO
Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea presenta il XXI Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale  dei  laureati  al  Convegno  “Università  e  mercato  del  lavoro”,  presso  la  Sapienza Università di Roma, giovedì 6 giugno 2019.
Le Indagini hanno coinvolto 75 università ad oggi aderenti al Consorzio. Il Rapporto di AlmaLaurea sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 280 mila laureati nel 2018: in particolare, 160 mila laureati di primo livello, 82 mila dei percorsi magistrali biennali e 37 mila a ciclo unico; il Rapporto di AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati ha analizzato oltre 630 mila laureati di primo e secondo livello nel 2017, 2015 e 2013 contattati, rispettivamente, a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.
Il presente Rapporto riguarda i laureati dell'Università di Trento; il confronto con i relativi dati nazionali è riportato nelle tabelle di sintesi.
IL PROFILO DEI LAUREATI DELL'UNIVERSITÀ DI TRENTO
I laureati nel 2018 dell'Università di Trento coinvolti nel XXI Rapporto sul Profilo dei laureati sono 3.702. Si tratta di 2.010 di primo livello, 1.255 magistrali biennali e 425 a ciclo unico; i restanti sono laureati in altri corsi pre-riforma.
Per esigenze di sintesi si riporta in questa sede l’analisi delle performance formative dei laureati di primo livello e dei laureati magistrali biennali, ma si rimanda alle tabelle di sintesi per i dati sui laureati magistrali a ciclo unico.
CITTADINANZA, PROVENIENZA E BACKGROUND FORMATIVO
La quota di laureati di cittadinanza estera è complessivamente pari al 4,9%: il 2,2% tra i triennali e l’11,0% tra i magistrali biennali.
Il 57,1% dei laureati proviene da fuori regione; in particolare è il 55,8% tra i triennali e il 53,6% tra i magistrali biennali.
È in possesso di un diploma di tipo liceale (classico, scientifico, linguistico, …) il 73,9% dei laureati: è il 72,9% per il primo livello e il 70,7% per i magistrali biennali. Possiede un diploma tecnico il 21,3% dei laureati: è il 25,1% per il primo livello e il 18,6% per i magistrali biennali. Residuale la quota dei laureati con diploma professionale.
ETÀ, REGOLARITÀ E VOTO DI LAUREA: LA RIUSCITA NEGLI STUDI UNIVERSITARI
L’età  media  alla  laurea  è  25,2  anni  per  il  complesso  dei  laureati,  nello  specifico  di  23,7  anni  per  i laureati  di  primo  livello  e  di  26,8  anni  per  i  magistrali  biennali.  Un  dato  su  cui  incide  il  ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati, infatti, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore.
Il 62,2% dei laureati termina l’università in corso: in particolare è il 68,2% tra i triennali e il 64,3% tra i magistrali biennali.
Il  voto  medio  di  laurea  è  102,1  SU  110:  99,5  per  i  laureati  di  primo  livello  e  106,1  per  i  magistrali biennali.
TIROCINI CURRICULARI, ESPERIENZE ALL’ESTERO E LAVORO DURANTE GLI STUDI
Il 55,6% dei laureati ha svolto tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: è il 56,7% tra i laureati di primo livello e il 64,4% tra i magistrali biennali (valore, quest’ultimo, che cresce al 76,5% considerando anche coloro che l’hanno svolto solo nel triennio).
Ha compiuto un’esperienza di studio all’estero riconosciuta dal corso di laurea (Erasmus in primo luogo)  il  20,1%  dei  laureati:  il  14,2%  per  i  triennali  e  il  25,8%  per  magistrali  biennali  (quota, quest’ultima, che sale al 32,7% considerando anche coloro che le hanno compiute solo nel triennio).  Il 68,4% dei laureati ha svolto un’attività lavorativa durante gli studi universitari: è il 66,8% tra i laureati di primo livello e il 70,0% tra i magistrali biennali.
LA SODDISFAZIONE PER L’ESPERIENZA UNIVERSITARIA
Per analizzare la soddisfazione per l’esperienza universitaria appena conclusa si è scelto di prendere in considerazione l’opinione espressa dal complesso dei laureati in merito ad alcuni aspetti.
Il 91,0% dei laureati è soddisfatto del rapporto con il corpo docente e l’86,8% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso. In merito alle infrastrutture messe a disposizione dall’Ateneo, il 95,0% dei laureati che le ha utilizzate considera le  aule adeguate. Più in generale, il 92,6% dei laureati si dichiara soddisfatto dell’esperienza universitaria nel suo complesso.
E quanti si iscriverebbero di nuovo all’Università? Il 73,2% dei laureati sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso Ateneo, mentre il 10,8% si riscriverebbe allo stesso Ateneo, ma cambiando corso.
LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI DELL'UNIVERSITÀ DI TRENTO
L’Indagine   sulla   Condizione   occupazionale   ha   riguardato   complessivamente    6.437   laureati dell'Università di Trento. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2017 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello usciti nel 2013 e intervistati dopo cinque anni.
LAVORO, I LAUREATI TRIENNALI A UN ANNO DALLA LAUREA
L’Indagine ha coinvolto 1.920  laureati triennali  del 2017 contattati dopo un anno  dal  titolo  (nel 2018).
Il 73,5% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo con un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Dopo un anno, il 72,1% risulta ancora iscritto. Per un’analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo la conquista del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro.
Isolando quindi i laureati triennali dell'Università di Trento che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (26,1%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati, seguendo la definizione adottata dall’Istat, tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione)  è  del  76,4%,  mentre  quello  di  disoccupazione (calcolato  sulle  forze  di lavoro,  cioè  su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 10,9%.
Tra gli occupati, il 36,0% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 16,4% ha invece cambiato lavoro; il 47,6% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo.
Il 30,2% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 40,4%   su   un   lavoro   non   standard  (in   particolare   su   un   contratto   alle   dipendenze   a   tempo determinato). Il 6,9% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.).
Il lavoro part-time coinvolge il 23,6% degli occupati. La retribuzione è in media di 1.247 euro mensili netti.
Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università. Il 38,7% gli occupati considera il titolo molto efficace o efficace per il lavoro svolto. Più nel dettaglio, il 34,5% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.
LAVORO, I LAUREATI DI SECONDO LIVELLO A UNO E CINQUE ANNI DALLA LAUREA
I  laureati  di  secondo  livello  del  2017  contattati  dopo  un  anno  dal  titolo  sono  1.585  (di  cui  1.222 magistrali biennali e 363 magistrali a ciclo unico), quelli del 2013 contattati a cinque anni sono 1.379 (di cui 1.041 magistrali biennali e 338 magistrali a ciclo unico).
A un anno - Tra i laureati di secondo livello del 2017 intervistati a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati quanti sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è pari al 77,3% (80,5% tra i magistrali biennali e 67,1% tra i magistrali a ciclo unico). Il tasso di disoccupazione, calcolato sulle forze di lavoro, è pari al 10,2% (10,3% tra i magistrali biennali e 9,7% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 22,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 14,5% ha invece cambiato lavoro; il 62,8% ha  iniziato  a  lavorare  solo  dopo  il  conseguimento  del  titolo.  Tra  i  laureati  magistrali  biennali  tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 22,4%, 14,6% e 63,1%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 24,6%, 14,0% e 61,4%.
Il 23,3% degli occupati può contare su un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato mentre il  39,2%  su  un  lavoro  non  standard  (in  particolare  su  un  contratto  alle  dipendenze  a  tempo determinato). L’8,1% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore,  ecc.).  Tra  i  magistrali  biennali  tali  percentuali  sono,  rispettivamente,  pari  a  25,0%, 41,9% e 6,1%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 14,9%, 25,4% e 18,4%.
Il  lavoro  part-time  coinvolge  il  17,7%  degli  occupati  (16,6%  tra  i  magistrali  biennali  e  22,8%  tra  i magistrali  a  ciclo  unico).  La  retribuzione  è  in  media  di  1.303  euro  mensili  netti  (1.338  euro  per  i magistrali biennali e 1.124 euro per i magistrali a ciclo unico).
Il 55,9% degli occupati ritiene la laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro che sta svolgendo (il 54,4% tra i magistrali biennali e il 63,7% tra i magistrali a ciclo unico); inoltre, il 47,9% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite durante il percorso di studi (46,6% tra i magistrali biennali e 54,4% tra i magistrali a ciclo unico).
A cinque anni - Il  tasso  di  occupazione  dei  laureati  di  secondo  livello  del  2013,  intervistati  a  cinque  anni  dal conseguimento del titolo, è pari al 90,1% (90,8% per i magistrali biennali e 88,4% per i magistrali a ciclo  unico).  Il  tasso  di  disoccupazione  è  pari  al  3,7%  (3,8%  per  i  magistrali  biennali  e  3,5%  per  i magistrali a ciclo unico).
Gli occupati assunti con contratto a tempo indeterminato sono il 53,4%, mentre gli occupati che svolgono un lavoro non standard sono il 18,6%. Svolge un lavoro autonomo il 20,8%. Tra i magistrali biennali tali percentuali sono, rispettivamente, pari a 60,5%, 19,3% e 12,5%; tra i magistrali a ciclo unico sono pari a 33,5%, 16,7% e 44,5%.
Il  lavoro  part-time  coinvolge  il  12,0%  degli  occupati  (12,0%  tra  i  magistrali  biennali  e  12,0%  tra  i magistrali  a  ciclo  unico).  Le  retribuzioni  arrivano  in  media  a  1.579  euro  mensili  netti  (1.598  per  i magistrali  biennali  e  1.521  per  i  magistrali  a  ciclo  unico).  Il  58,5%  degli  occupati  ritiene  la  laurea conseguita molto efficace o efficace per il lavoro svolto (è il 55,5% tra i magistrali biennali e il 67,0% tra i magistrali a ciclo unico); il 49,9% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze  acquisite  all’università  (48,8%  tra  i  magistrali  biennali  e  53,1%  tra  i  magistrali  a  ciclo unico).
Ma dove vanno a lavorare? Il 75,4% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il  17,1% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit 7,4%. L’ambito dei servizi assorbe il 78,4%, mentre l’industria accoglie il 19,6% degli occupati; marginale la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
 
(e.b.)