Trento
6 Giugno 2016

Migrazioni internazionali, vince una tesi di dottorato di UniTrento

Premio a Milena Belloni della Scuola di dottorato in Scienze sociali per il suo lavoro di ricerca sui giovani eritrei che lasciano il loro Paese per raggiungere l’Europa. La tesi analizza le aspirazioni e le condizioni di vita per spiegare come e perché essi affrontino un viaggio così rischioso. Per la commissione giudicatrice della rete europea Imiscoe (International Migration, Integration and Social Cohesion) è uno studio pioneristico che potrà essere d’interesse per tutti coloro che si occupano di politiche migratorie e per chi opera nelle agenzie umanitarie

Trento, 6 giugno 2016 – (e.b.) Milena Belloni della Scuola di dottorato in Scienze sociali dell’Università di Trento è la vincitrice del premio Imiscoe 2016 per la migliore tesi di dottorato sulle migrazioni internazionali. Imiscoe (International Migration, Integration and Social Cohesion) è la rete dei principali istituti e dei centri universitari europei che si occupano di migrazioni internazionali. Creata nel 2004, ogni anno attribuisce il premio “Maria Ioannis Baganha Dissertation Award”, istituito in memoria di una delle fondatrici della Imiscoe scomparsa nel 2009. Belloni ha discusso la sua tesi, supervisore Giuseppe Sciortino, lo scorso novembre a Trento. La tesi - “Cosmologies of destinations: roots and routes of Eritrea forced migration towards Europe” (ovvero “Cosmologie delle destinazioni: radici e rotte della migrazione forzata dell'Eritrea verso l'Europa”) – è il frutto di un lungo lavoro sul campo svolto in quattro paesi: Eritrea, Sudan, Etiopia e Italia. La tesi si apre con un’analisi delle condizioni in Eritrea che spingono molto giovani a considerare la fuga dal proprio Paese un’opzione legittima, sebbene controversa. Il lavoro prosegue con un’analisi approfondita della vita quotidiana dei rifugiati nel primo paese di accoglienza (certe volte l’Etiopia, certe volte il Sudan). Questa parte spiega perché molti rifugiati eritrei decidano di proseguire il viaggio, lasciando l’Africa per l’Europa. Si concentra successivamente sulle condizioni di vita dei rifugiati in Italia e sui fattori che li spingono a iniziare ulteriori spostamenti verso i paesi dell’Europa settentrionale. La ricerca fa luce sulle infrastrutture che permettono questa sequenza di movimenti, analizzando il ruolo dei matrimoni, il ricorso a facilitatori (i cosiddetti “trafficanti”) e il ruolo delle reti familiari. Il capitolo finale rilegge l’intero processo dal punto di vista della valutazione del rischio e fornisce un’analisi del processo decisionale che porta i migranti a rischiare tutto ciò che hanno, e spesso la propria vita, per spingersi sempre più avanti.
La commissione giudicatrice ha selezionato la tesi di dottorato di Milena Belloni tra le 14 presentate per questa edizione del premio. Sono stati valutati qualità e originalità della ricerca, contributo teorico e metodologico-empirico e il significato dello studio dentro e fuori dell’accademia. Il premio sarà consegnato il prossimo 30 giugno a Praga, in occasione della tredicesima conferenza annuale di Imiscoe, dove la vincitrice presenterà la propria ricerca in plenaria. La giuria – come si legge nelle lettere dei commissari – è rimasta colpita dalla qualità del lavoro di Milena Belloni. Il giudizio della giuria descrive la sua tesi come uno studio pioneristico, un punto di riferimento imprescindibile per analizzare le migrazioni forzate dall’Eritrea, in generale, potrà essere d’interesse per chi si occupa di politica migratoria e per chi opera nelle agenzie umanitarie. «La tesi di dottorato di Milena Belloni – commenta il suo supervisore, Giuseppe Sciortino – rappresenta una novità perché approfondisce delle dimensioni della migrazione forzata di solito trascurate. Fornisce un’analisi approfondita dell’universo simbolico di riferimento e le dinamiche che favoriscono l’emigrazione dei cittadini dell’Eritrea. Lo studio chiarisce i confini talvolta labili tra le migrazioni per lavoro e le migrazioni forzate, rivelando come anche in condizioni molto difficili i rifugiati cerchino di dare un senso a ciò che succede, perseguendo aspirazioni di vita e interpretando in modo molto diverso i rischi ai quali vanno incontro». «Credo – prosegue Sciortino – che qualunque italiano, guardando in televisione ciò che succede a Lampedusa (e in molti altri posti), si sia chiesto almeno una volta come sia possibile che degli esseri umani accettino volontariamente di affrontare un’esperienza simile. La tesi di Milena Belloni è un importante contributo che comincia finalmente a fornire risposte scientificamente corrette a questo interrogativo».

Foto di Alessio Coser per l’Università di Trento

(e.b.)