Trento
28 Novembre 2016

Flora Sinensis. Piante fiori e animali dalla Cina all’Europa

La mostra del Centro Studi Martino Martini sullo sviluppo della conoscenza occidentale in merito alla botanica della Cina dà la possibilità ai visitatori di entrare in contatto in modo rapido e facile con l’ambiente naturale estremo-orientale. Il percorso si articola in cinque sezioni per un totale di circa 100 pannelli fotografici. La mostra si potrà visitare da mercoledì 30 novembre a sabato 18 dicembre nella sede che ospita il Dipartimento di Lettere e Filosofia e la Scuola di Studi internazionali, atrio nord. L'inaugurazione alle 12 in aula 1 (Trento – Via Tommaso Gar, 14)

Una delle curiosità che colpì maggiormente i viaggiatori europei quando si affacciarono per la prima volta al mondo asiatico estremo-orientale fu la straordinaria varietà di piante e animali esotici, ben lontani dalla flora e dalla fauna euro-mediterranea e caratterizzati da odori, profumi, aromi, colori e sapori forti e decisi, simili a quelli che si “respiravano” nei bazar del Medio Oriente. E qui non parliamo soltanto di “spezie”, una categoria molto ampia che comprendeva una miriade di prodotti naturali esotici, per la maggior parte di origine vegetale, considerati talmente rari e preziosi da rappresentare una vera chimera per il mondo medievale occidentale. Il mondo naturale cinese, giapponese, coreano, indocinese e indonesiano presentava peculiarità tali da renderlo quanto mai affascinante agli occhi di chi, almeno fino alla scoperta dell’America, aveva visto soltanto ciò che circondava il suo “giardino di casa” o, tutt’al più, si era spinto fino in Palestina al seguito dei Crociati o sulle coste dell’Africa mediterranea.
I racconti di viaggio di Giovanni da Pian del Carpine, Guglielmo di Ruysbroeck, Marco Polo e pochi altri, quando, tra la metà del XIII e la metà del XIV secolo, l’espansione mongola dalle sponde del Mar del Giappone a quelle dell’Adriatico aveva unito per la prima volta via terra i due estremi del continente eurasiatico, sono ricchi di descrizioni favolose sull’ambiente asiatico e gli animali che lo popolano. 
Ancora più meravigliati furono i navigatori portoghesi quando, all’inizio del Cinquecento, approdarono per la prima volta sulle coste della Cina e del Giappone, dove scoprirono popoli operosi e civili, terre fertili e ben coltivate e tante piante e animali sia domestici che selvatici dalle caratteristiche straordinarie. I cinesi, infatti, nel corso della loro plurimillenaria storia avevano saputo sfruttare al meglio le risorse naturali dell’immenso territorio raccolto sotto il dominio di un unico Impero selezionando gli esseri viventi che vi dimoravano in maniera tale da poterli sfruttare al meglio per garantire la sopravvivenza di una popolazione numerosa in continuo aumento.
Quando arrivarono i missionari gesuiti, tutti versati nelle scienze naturali grazie agli studi effettuati presso il Collegio Romano, una delle migliori università del mondo fra Cinquecento e Settecento, essi si impegnarono a fondo per studiare, classificare, riprodurre graficamente e descrivere verbalmente l’incredibile mondo naturale che si parava davanti ai loro occhi, ponendosi per la prima volta il problema della comparazione con quanto era avvenuto in Occidente nei secoli precedenti e con quanto stava avvenendo anche in Estremo Oriente in seguito alla scoperta dell’America e alla diffusione a livello mondiale di una parte della sua flora e della sua fauna. Personaggi come Michael Boym, e il suo maestro Athanasius Kircher (rimasto a Roma ma in corrispondenza con i confratelli missionari in tutto il mondo), ma anche Martino Martini, Johann Schreck e Jean-Baptiste du Halde, nella migliore tradizione rinascimentale, si fecero un vanto di proporre al pubblico europeo gli aspetti più curiosi e interessanti della flora e della fauna dell’Asia estrema.
 
PERCORSO MOSTRA
 
Nell’ambito del progetto Terre di Mezzo il Centro Martini propone una mostra di carattere divulgativo e didattico, sullo sviluppo della conoscenza occidentale relativamente alla botanica della Cina e dell’estremo Oriente. 
L’esposizione si avvarrà di una serie di supporti iconografici, al fine di consentire al pubblico dei visitatori di prendere contatto rapidamente e facilmente con l’ambiente naturale estremo-orientale.
Il percorso si articola in cinque sezioni, ordinate in base ad una sequenza cronologica, per un totale di circa 100  pannelli fotografici, che riprodurranno non solamente piante, ma anche altri soggetti strettamente connessi al tema botanico, attraverso dipinti, mappe, disegni, mosaici, sculture, raffiguranti personaggi più o meno famosi legati ai temi trattati, luoghi remoti, prodotti esotici di ogni genere, mezzi di trasporto, vie di comunicazione, rotte commerciali, ecc. 
 
Le sezioni saranno 
 
1.FLORA E FAUNA CINESI 
Com’è noto, il territorio cinese è anche ricco di erbe e piante medicinali (circa 3.000 specie)
e di piante commestibili (circa 2.000 specie). Molto noti sono il ginseng delle montagne
Changbai e quello dello Yunnan e del Guizhou. Tra i fiori della Cina si cita la peonia cinese
(le cui radici hanno principi attivi calmanti e lenitivi). Tutte queste specie hanno dato
origine a una ricchissima farmacopea, che viene utilizzata da secoli a scopo curativo e che
recentemente è stata scoperta anche in Occidente.
 
2.IL BEN CAO
 La farmacologia cinese è quella branca della medicina tradizionale cinese che si occupa dell’assunzione di farmaci, tutti rigorosamente di origine naturale. 
Meno nota dell’agopuntura, di cui condivide le remote ascendenze mitologiche e una storia basata sull’osservazione di una pratica lunga migliaia di anni. 
Il Ben Cao contiene l’intero patrimonio di millenni di farmacopea cinese, che utilizza come rimedi minerali, erbe, radici, cortecce, frutta, fiori, resine, mammiferi, pesci, rettili, uccelli, insetti…
 
3.GIUSEPPE CASTIGLIONE 
Cresciuto alla scuola dei grandi maestri lombardi del Seicento, Il gesuita milanese trascorse 51 anni come pittore di corte sotto  diversi imperatori, dipingendo svariati soggetti. Sviluppò uno stile artistico molto originale, nato da una sintesi tra gli elementi occidentali e quelli cinesi: dai primi trasse il rigore formale e prospettico, dai secondi il gusto per i dettagli e le atmosfere naturali. Particolarmente importanti sono i ritratti dell’imperatore e delle sue concubine e quelli dei cavalli imperiali. 
Molto raffinate sono anche le rappresentazioni di piante, fiori, uccelli, scimmie, cani, ecc.
 
4. MICHAŁ BOYM  
Missionario gesuita nel 1643 si imbarcò con un gruppo sacerdoti e chierici per Goa, la capitale dell’impero portoghese in Asia, e Macao, la colonia portoghese in Cina, l’unico insediamento occidentale presente in quell’area.
Boym è ricordato soprattutto per le sue opere che descrivono la flora, la fauna, la storia, le tradizioni
e la usanze dei paesi attraverso cui viaggiò. Il più noto dei suoi lavori è la Flora Sinensis, la prima descrizione dell’ecosistema dell’Estremo Oriente pubblicata in Europa.
 
5. MISSIONARI, MERCANTI E VIAGGIATORI
L’arrivo dei padri occidentali rappresentò una grande novità nella Cina del XVI secolo che aveva imposto severe restrizioni all’accesso degli stranieri. Per la prima volta nella storia, i mandarini e la corte imperiale entrarono in contatto con eruditi che, in molte materie, possedevano conoscenze nettamente superiori alle loro.
(a.s.)