Rovereto
1 Ottobre 2020

Case di riposo, come superare il trauma da Covid-19

Uno studio, coordinato dall’Università di Trento, si è concentrato sul personale delle rsa del Nord Italia. La stima è che il 43% presenti sintomi di stress. Più esposte sono le donne e coloro che hanno avuto contatti con colleghi/e e residenti positivi al virus. Il gruppo di ricerca sottolinea la necessità di intervenire per aumentare la capacità di reagire a situazioni di crisi. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Royal Society Open Science

Ora che la prima emergenza sanitaria è passata, è importante aiutare tutto il personale delle residenze socio assistenziali a superare il trauma e ad aumentare la resilienza in generale. È l’indicazione che arriva da uno studio, coordinato dall’Università di Trento, riguardante l’impatto della pandemia su lavoratori e lavoratrici delle rsa, da chi opera accanto all’ospite a chi gestisce i rapporti con la famiglia. Il lavoro scientifico stima che oltre 4 persone su 10 (il 43%) presentino sintomi moderati-gravi di stress e suggerisce degli interventi a tappeto (sulla scia del supporto psicologico che si mette in atto in occasioni di emergenze umanitarie) per migliorare il benessere complessivo del personale delle strutture e la capacità di reagire a situazioni di crisi. Lo studio è stato pubblicato ieri dalla rivista Royal Society Open Science.
«Il nostro lavoro è il primo studio dettagliato sulla diffusione di sintomi tra chi opera nelle rsa in Italia, immediatamente dopo la prima esplosione di Covid-19» sottolinea Elena Rusconi, professoressa dell’Università di Trento (Dipartimento di Psicologia e Scienze cognitive) e corresponding author dell’articolo.
Il gruppo di ricerca si è concentrato su un campione di care givers del Nord Italia a seguito della prima emergenza sanitaria e del lockdown.
La docente spiega: «In base alla nostra conoscenza di prima mano della situazione (in particolare da parte della prima autrice, la dottoressa Marianna Riello) abbiamo ritenuto importante verificare lo stato di salute mentale dei lavoratori delle rsa/case di riposo, allo scopo di poter offrire adeguati interventi di sostegno e prevenire lo sviluppo di disturbi psicologici. Ci siamo focalizzati sul Nord Italia perché è qui che il virus ha colpito più duramente. Alla chiusura dell’indagine (avvenuta tra il 15 giugno e il 25 luglio 2020), abbiamo ricevuto 1071 risposte da 33 strutture diverse situate in varie regioni del Nord. Dai dati la diffusione è risultata più elevata delle attese (in base a uno studio molto simile effettuato sui lavoratori ospedalieri in Cina durante il picco dei contagi) e dovrebbe costituire un forte campanello d’allarme».
Elena Rusconi prosegue: «Abbiamo inoltre rilevato che la probabilità di riportare sintomi moderati-gravi di sintomatologia post-traumatica è maggiore per le donne e per coloro che hanno avuto contatti con colleghi o residenti positivi al Covid-19. Questi dati ci aiutano a individuare i gruppi che trarrebbero maggior beneficio da un intervento mirato e tempestivo. Siamo già al lavoro per sviluppare e offrire interventi adeguati con l’appoggio e la collaborazione di numerose rsa/case di riposo».
L’articolo
L’articolo, dal titolo “Prevalence of post-traumatic symptomatology and anxiety among residential nursing and care home workers following the first COVID-19 outbreak in Northern Italy”, è stato scritto per la rivista “Royal Society Open Science” da Marianna Riello, Chiara Bove ed Elena Rusconi (Università di Trento) in collaborazione con Marianna Purgato (Università di Verona) e con David MacTaggart (University of Glasgow). L'articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2020, 

(e.b.)

L'articolo è disponibile in Open Access: http://dx.doi.org/10.1098/rsos.200880